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giovedì 27 febbraio 2014

Ospite al nostro salotto letterario DAVIDE ROCCO COLACRAI - l'intervista a cura di Vincenzo Monfregola

INCONTRO CON DAVIDE ROCCO COLACRAI
a cura di Vincenzo Monfregola


Pluripremiato in svariati Concorsi Nazionali ed Internazionali della letteratura contemporanea, quasi quattrocento dovrebbero essere i riconoscimenti sinora ottenuti, Davide Rocco Colacrai è, inoltre, presente in più di cento antologie con le sue opere.
"Nasce da genitori italiani e cresce nella città di Zurigo, arriva in Italia per il compimento degli studi liceali e dopo aver conseguito la maturità scientifica, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Firenze, dove si laurea con il massimo dei voti. Dopo la laurea, si iscrive alla Scuola di Specializzazione per le professioni legali presso l’Università degli Studi di Firenze. Da poco ha concluso un Master di II Livello in Psichiatria forense." Ma che tipo di persona è Davide Rocco Colacrai? E soprattutto in che modo si scopre autore? Cercheremo di raccontarvelo!
Ciao Davide voglio soprattutto ringraziarti per il tempo dedicatoci, e inizio subito quest'intervista chiedendoti, ma Davide Rocco Colacrai quando e come si scopre autore.
Forse potrebbe apparire come cosa arrogante, ma in realtà ho sempre avuto tanto da raccontare, da esprimere e condividere, anche piccoli e semplici episodi di vita quotidiana, aneddoti, solo che fino agli anni universitari ho vissuto in una timidezza cronica tale per cui non ero capace di profferire parola, mi sentivo un po’ come un fiore in attesa di aprire le corolle e mostrarsi al sole.
Nasci e cresci a Zurigo, esigenze hanno voluto che venissi in Italia per compiere gli studi, ma la tua prima poesia nasce dove?
Le prime poesie sono svizzere, nate durante le elementari e le scuole medie, anche se chiamarle poesie forse è un po’ azzardato, diciamo che si trattava dei primi tentativi di dare voce ad una natura che non accettava di restare muta e lasciare inascoltata la sua voce.
Cosa vedono gli occhi di uno "straniero" quando si scopre innamorato dello scrivere?
Mi sento di dover fare una premessa importante, e cioè non mi definirei innamorato dello scrivere, ma direi piuttosto che lo scrivere è un dono che mi è stato posato nel cuore come fosse stato un seme e di conseguenza costituisce una necessità. Per spiegartelo meglio, potrei paragonarlo ad una specie di flusso che non posso e non sono in grado di fermare, che non conviene arrestare. Rispondendo alla tua domanda, faccio molto poco affidamento ai miei occhi, che, come spesso mi sento dire, intra-vedono sempre la bellezza e la positività in tutto, invece mi affido essenzialmente all’istinto, che considero una sorta di sesto senso capace di percepire e ascoltare, quindi anche di vedere, cose in cui ordinariamente non “incespichiamo”.
Tanti Premi, partecipazioni a Concorsi Nazionali ed Internazionali, quali sono i tuoi obiettivi?
Ovviamente quello di diventare il poeta italiano più premiato e famoso! Scherzo… veramente non ho mai pensato, per quanto riguarda lo scrivere, ad un preciso obiettivo, la vivo più come una forma di vocazione, e ritengo che una qualsivoglia vocazione sia priva di obiettivi perché si muove naturalmente verso il senso che le è proprio, un po’ come fanno le nuvole forse.
Scrivi di?
Di tutto quelle storie che mi vengono offerte letteralmente dai passanti, conosciuti e sconosciuti, da un libro o un film, molto raramente di me stesso, anche se forse, per capire chi sono, dovremmo mettere insieme tutte le liriche che ho scritto per poter così poi estrapolare il mio “Io”. Le mie poesie parlano di vite vissute, delle guerre, della intolleranza, delle donne, di amore, di religione, del quotidiano insomma, anche se spesso non è quello nostro.
Remember time della tua infanzia, raccontami come se stessi descrivendo lo scatto di una polaroid, un momento, uno solo, quello che ti è particolarmente rimasto impresso.
Forse non lo sai, ma gli artisti, tra i quali ci siamo anche noi poeti, non parlano mai della propria infanzia, perché siamo quello che siamo oggi proprio “per colpa” di un’infanzia che volevamo lasciarci alle spalle quanto prima e di cui oggi abbiamo nostalgia pensandola in un significato diverso.
Davide Rocco Colacrai chi è tutti giorni, vuoi raccontarcelo?
Una persona all’apparenza come tutte le altre, che però da sempre è tormentata da domande, come dico spesso: da Grandi Domande, a cui nessuno e niente è riuscito sino ad oggi a dare una risposta. Diciamo che sono senz’altro una persona molto curiosa, ed ecco la fregatura sottesa alle domande, mi dicono anche sempre positiva e allegra, e talvolta anche scalpitante, perché vorrei fare mille cose tutte insieme, ogni volta che ho un obiettivo è un po’ come partire per la guerra, non mi do pace finché non lo raggiungo e ne intravedo un altro.
Quali aggettivi sceglieresti per descrivere l'Italia?
Straordinaria, sorprendente, colorata, sottovalutata, bistrattata, offesa.

Letteratura, poesia, cinema, fotografia, musica… arte, puoi darmi una definizione della tua passione per ognuna di queste "perle"?
Non ho una definizione da poterti dare, sono cresciuto con la (s)fortuna di volermi esprimere, come necessità mia personale, su più fronti, per cui ogni “perla” che hai nominato ha la medesima importanza per me, perché ognuna è necessaria all’altra. Come dicevo prima, ritengo che sia stata e sia tuttora la curiosità la mia grande fortuna, quel tipo di curiosità che sfocia necessariamente in una passionalità per quello che si fa.

Approdi alla David and Matthaus con una silloge dal titolo singolare "SoundtrackS", in che modo l'hai scelto e perché?
“SoundtrackS” vuol dire colonne sonore, e considero appunto ogni mia singola poesia come una colonna sonora compiuta e a sé stante, come cioè portatrice di un sua storia e di un suo preciso messaggio. 
Potrei forse dire che ogni poesia è come se fosse una specie di videoclip, e non amo né i prequel né i sequel.


Di cosa urlano i versi di Soundtracks?
Urlano essenzialmente di Vita, a volte è una vita giusta o opportuna, altre è una vita ingiusta e intrisa di dolore.


Hai appuntamenti ufficiali con i lettori?
Per adesso c’è la presentazione in anteprima della mia silloge al programma “Mai contro cuore: da vicino nessuno è normale”, sabato 8 marzo, dalle 13, su www.whiteradio.it –mi raccomando, seguiteci!


Siamo giunti al termine di questa intervista, salutandoti Davide rinnovo i miei ringraziamenti per il tempo concesso con l'augurio di ritrovarci presto, è nostro costume salutare con un omaggio ai lettori da parte dell'autore ospite, tu cosa ci regali?
Una citazione di Hermann Hesse che mi ha molto colpito perché ritengo che sia vera, almeno nei termini in cui quello che prorompe in realtà non è derivante da una mente quanto da un cuore, e cioè da vita interiore e sangue rosso vivo appunto.

“Io non credo in quei poeti dalle cui menti, si dice, i versi prorompono già compiuti, come dee corazzate. Io so quanta vita interiore e quanto sangue rosso vivo ogni singolo verso genuino deve aver bevuto, prima di poter alzarsi in piedi e camminare da solo”.


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