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lunedì 9 marzo 2015

Lorenzo Carbone approda in Redazione

SULL'ISPIRAZIONE 
E LA CREATIVITÀ

«Noi della creatività nel senso pieno del termine - così come di noi stessi, della nostra facoltà di giudizio, e della nostra libertà! - non sappiamo più nulla e ovviamente, non sapendo nulla, ricadiamo continuamente nella loro soluzione e nelle braccia del loro re-filosofo (il visionario-metafisico di turno).
Questo il problema e questa l’urgenza: sapere della creazione, della produzione del nuovo, della creatività del comportamento di tutti gli esseri umani e a tutti i livelli, non limitatamente alla sola “creatività” esecutiva - all’abile intelligenza di sudditi o di animali in trappola - nella “caverna” universale (‘cattolica’) di Platone.»

Da questo estratto si evince come l'autore consideri la creatività come qualcosa che non comprendiamo più, che ci sfugge dalle mani, e che quindi finisce per controllare noi.
Prima di tutto dovremmo dare una definizione esatta di creatività che secondo l'accezione comune è la capacità di creare qualcosa di nuovo, attraverso le proprie capacità cognitive.
Quindi in questa definizione sostanzialmente ci allontaniamo totalmente dall'idea che creare sia qualcosa di soggetto e suddito alla società della produzione e del consumo. Per questo motivo l'arte, la musica, almeno in teoria sono, a parte la musica leggera, slegati da una pura logica di guadagno o di produzione. Gli artisti, i musicisti, colti dall'ispirazione, seppure inseriti in un contesto sociale che li obbliga a cercare di ottenere una forma di sostentamento, creano qualcosa di nuovo non in prima istanza per essere apprezzati, ma perché creare è qualcosa che li gratifica. Forse ci potremmo domandare quale sia il motivo per cui desideriamo creare cose nuove, e la risposta potrebbe essere in un desiderio condiviso da tutti di sconfiggere in qualche modo la morte. Sono in parte convinto che tutti gli esseri umani abbiano la capacità di creare qualcosa, di mai fatto prima, di unico, e quindi condivisibile e apprezzabile dagli altri, però non tutti riescono a superare la paura di essere giudicati. Molte persone si fermano ancora prima di creare qualcosa, per il semplice fatto che temono il giudizio degli altri. Questo comportamento è prima di tutto sbagliato in quanto la creazione è qualcosa di intimo e personale, e quindi non deve avere come primo fine quello di soddisfare i gusti delle altre persone. Alcune persone riescono a superare questo scoglio iniziale grazie a un momento d'ispirazione, uno «spleen», , che prende possesso della loro mente in maniera così pervasiva, da non permettere loro di fare altra cosa che non sia creare. Infatti comunemente si intende ispirazione come eccitazione della mente, della fantasia o del sentimento che spinge un individuo a dar vita ad un'opera. Quindi si può definire lo stato creativo come uno stato di veglia, in cui la persona riesce in qualche modo a collegare significati, a comprendere la realtà in un modo suo tutto personale ed emotivo. Si perché ogni creazione passa necessariamente per il filtro delle nostre emozioni e quindi ci rispecchia, in come siamo e in quello che proviamo. Io personalmente ho avuto la mia prima ispirazione, la mia scintilla creativa tramite un sogno, che era così particolare, così dettagliato e così unico che ho sentito la fortissima necessità di metterlo per iscritto, e da qui parte la mia esperienza nel mondo della scrittura. Il problema è che essere creativi il 100% del tempo è praticamente impossibile infatti ogni scrittore, arista, poeta, trova dei momenti precisi della giornata, nei quali si isola totalmente dal resto del mondo per poter usare a pieno le proprie facoltà.

Dato che però non si può aspettare ogni volta che la molla dell'ispirazione si attivi da sola, a causa di qualche stimolo esterno, si tende a trovare delle strategie, quali un certo tipo di musica, o la lettura di un certo tipo di libro, che permettono di sentirsi ispirati. Capita però, a volte, che l'ispirazione tardi ad arrivare, e ci si trovi nella cosiddetta «crisi creativa» per la quale passano tutti gli artisti. Ritengo che la crisi creativa si debba alle forti pressioni della società che ci spingono, in alcuni casi, a pensare che quello che stiamo creando non abbia valore. Si perché se il valore si associa meramente all'economia e se non si appartiene al cosiddetto «main stream», si può pensare che le proprie creazioni non abbiano un valore intrinseco, motivo per cui ci si sente abbattuti.

Lorenzo Carbone



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