INCONTRO CON FILIPPO GIGANTE
a cura di Cristina Biolcati
Oggi a Scritturati siamo in compagnia di Filippo Gigante, scrittore pugliese, precisamente di Alberobello, noto al pubblico per il suo romanzo d’esordio “Bianco e Nero”, pubblicato nell’aprile del 2011 con PhotoCity Edizioni e in ristampa con la sua attuale casa editrice. Gigante ci presenta il suo nuovo libro, pubblicato recentemente da Lettere Animate, dal titolo “La piscina delle mamme”. E’ già possibile ordinare l’opera in tutte le librerie e bookstore online, disponibile sia in formato cartaceo che digitale.
Gigante narra la storia di Olga e Berta, due donne nate a Praga che, dopo gli eventi della Seconda Guerra Mondiale, vivono in una Cecoslovacchia sotto dominio dell’Unione Sovietica, e saranno costrette, come centinaia di cittadini, a trovare fortuna altrove. Le due donne giungeranno in un paese italiano che si affaccia su un suggestivo lago, dove saranno pronte a “tuffarsi” nell’originale visione di una vita che, nonostante tutto, riesce ancora a fare innamorare chi era certo di avere perduto ogni speranza. La natura e gli eventi delineano, in un modo unico, la capacità di riscoprirsi vivi e di poter, nonostante tutto, ricominciare.
Benvenuto Filippo e grazie per essere qui con noi. “La piscina delle mamme” è il tuo nuovo libro, uscito proprio pochi giorni fa. Come nasce questo titolo?
Una conversazione, con un mio amico, mi portò alla scelta del titolo di questo nuovo romanzo. Fu una telefonata che tra uno scambio di risate ed opinioni, portò a ricordarci di alcuni incontri con alcune persone del passato. Tra queste persone, due donne straniere, due signore sulla settantina che per via probabilmente della vecchiaia, erano certe di avere, nel giardino comune di un palazzo, una piscina tutta per loro. Un “contenitore” pieno di bolle d’acqua fatte della stessa sostanza delle parole che avrebbero successivamente creato i sogni, le passioni, la storia e le esperienze di due donne, di due mamme protagoniste del mio nuovo libro.
Olga e Berta sono le protagoniste della storia. Come mai la scelta di due donne, e che difficoltà hai avuto tu, in quanto uomo, a delinearne i tratti?
L’idea di scegliere due donne come protagoniste della storia, nasce proprio dall’incontro reale di due signore straniere conosciute in una palazzina di Bari. Un piccolo appartamento preso in affitto, per qualche mese, nell’attesa di rientrare nel collegio universitario in cui risiedevo prima dell’inizio di alcuni lavori di ristrutturazione. Ho condiviso questo appartamento insieme ad alcuni miei amici universitari e lavoratori. Le due signore conosciute, originarie della Croazia, non mancavano di mostrare, nei confronti di tutti, un certo atteggiamento materno e questa loro singolare personalità, immersa soprattutto dalle evidenti problematiche economiche e prevalentemente legate al loro passato, mi suscitò da subito una forte ispirazione per una storia che doveva descrivere il difficile viaggio di due donne costrette a lasciare la loro terra madre.
I loro tratti sono nati, pian piano dall’osservazione e dall’ascolto di storie di alcune amiche di mia madre e da alcune esperienze di mie lettrici che nei mesi precedenti alla nuova pubblicazione hanno voluto descrivermi e raccontarmi attraverso lettere ed e-mail. Nelle loro parole di gioie ed esperienze condivise, ho anche respirato e sentito sulla pelle la sfumatura di alcuni dolori nati dalla perdita di persone care, dalle ferite provocate da amori finiti. Ho voluto raccogliere con la sensibilità che anche un uomo ha, l’essenza di tutte le forme del dolore per trascriverlo nelle pagine di una storia che doveva dare spazio ai sentimenti e agli stati d’animo di donne forti davanti a tutto, anche a dolori tremendi.
I personaggi sembrano aver bisogno della sofferenza per poi riuscire a contemplare un senso di serenità tanto cercata. Quanto di autobiografico c’è in questo?
Tutti i miei personaggi devono cospargersi di una porzione di sofferenza, affinché possano trovare nel cammino intrapreso la consapevolezza di poter rinascere come una fenice dalle proprie ceneri. Spesso si è costretti a soffrire per comprendere meglio tutte le sfumature di una vita. Di autobiografico ci sono tutti i sentimenti descritti e una sorpresa nel finale che ovviamente non posso svelarvi…
Chi si occupa della grafica, e quindi delle copertine dei tuoi libri, è tuo fratello Davide. Vuoi parlarci di questa vostra collaborazione? Come e quando è nata?
Sia con mio fratello Davide, sia con mio fratello Mirko si è sempre creata fin dalla pubblicazione del mio primo libro, un rapporto di collaborazione creativa. Davide è autore, non solo delle copertine, ma anche delle illustrazioni interne presenti in entrambi i miei romanzi. Insieme abbiamo studiato a tavolino, un’idea originale per dare merito a delle copertine che invitassero ad incuriosire i lettori e credo che la scelta effettiva della grafica abbia raccolto commenti prevalentemente positivi. Mirko si occupa della regia e del montaggio di booktrailer, spot pubblicitari e speciali legati ai miei libri. Attraverso questa collaborazione “fraterna” vorrei che si comprendesse come tutte le arti possano camminare insieme, riuscendo a creare dei validi prodotti.
Ho letto di te, che il tuo paese, Alberobello, ha saputo infonderti la bellezza delle tradizioni e ti ha fatto innamorare della storia. Ecco, come ha reagito, proprio questo tuo paese, al tuo successo?
Non cambierei il mio bel paese con nessun altro al mondo. Sono molto legato alla mia terra e spero, in futuro, si possano avviare nuovi piani di miglioramento con progetti di ampio respiro che tocchino tutte le risorse presenti. Alberobello ha sempre reagito bene alle presentazioni dei miei lavori e concretamente ho trovato nell’Amministrazione comunale e soprattutto con il Presidio del Libro una collaborazione attiva per l’organizzazione di eventi legati alla promozione della stessa Cultura. Un sostegno importante è quello legato alle Associazioni Culturali del territorio che dovrebbero, secondo me, sempre mostrarsi interessate a valorizzare i giovani artisti ed autori che, da soli, troverebbero non poche difficoltà nel farsi conoscere.
Che progetti hai per il futuro, Filippo? Te lo chiedo anche perché ho sentito parlare di una famosa “trilogia”, ma è un concetto che ti pregherei di spiegare tu stesso ai nostri lettori.
Certo! Per quanto riguarda i progetti futuri, posso dirvi che nei prossimi mesi continuerò a promuovere “La Piscina delle Mamme” in diverse città italiane e che per fine anno è prevista la riedizione del mio libro d’esordio “Bianco e nero” in un cofanetto speciale che raccoglierà i miei primi due romanzi. Dal 12 ottobre curerò con l’intraprendente Silvia Mastrangelo (regista) e mio fratello Davide: “Respiro Lab”, un percorso formativo finalizzato a produzioni teatrali promosso dal Centro Artistico Educativo Techné di Alberobello in collaborazione con la mia casa editrice Lettere Animate.
Per la fine del prossimo anno, invece, è prevista l’uscita del mio terzo romanzo che ruoterà intorno al concetto della forza delle parole e che andrà a chiudere la così definita “trilogia” dei miei libri. Una trilogia legata alla scelta della grafica usata per le copertine. Dopo il bianco e il nero, il bianco e l’azzurro la nuova copertina verterà sul bianco e verde con altri tre elementi chiave in evidenza, così come lo sono le tre piume e le tre bolle d’acqua. Nella trama del terzo libro sarà svelato anche un filo conduttore tra tutti e tre i romanzi.
A chi dedichi i tuoi successi, Filippo?
Mi piace definire un’opera un successo, quando è in grado di lasciare una buona traccia di sé agli altri, nel mio caso, ai lettori. Ed è proprio a loro che dedico i miei libri. La mia scrittura è un modo per comunicare con quanti, come me, hanno il bisogno di ricevere parole cariche di ottimismo e di speranza. Credo che la scrittura sia, come del resto lo è una buona comunicazione, un mezzo per poter trasmettere un messaggio che possa smuovere gli animi. Io spero di esprimere al meglio, se pur nel mio piccolo, una parte del mio mondo che è sinonimo di nascita, morte e rinnovamento. La scrittura può essere paragonata alla forza della grandine che cade facendo rumore sull’asfalto o alla leggerezza e al candore della neve che si posa lenta sui prati. La bellezza della scrittura si ritrova anche in questo e credo sia sempre utile infondere, attraverso le parole, quel pizzico di coraggio in più, quanto basta per trovare la forza di agire, di cambiare e di poter migliorare il mondo intorno.
Benissimo, noi siamo giunti al termine di questa interessantissima intervista con l’autore Filippo Gigante. Nel salutarvi, Filippo, vi farà omaggio di…..
…una frase tratta dal mio libro: “La vita è avventurarsi nella ricostruzione di se stessi, senza dare importanza dal dove si cominci. La vita è tirar fuori dalla propria storia quel puzzle colorato, scomposto in milioni di coriandoli, che ha il sapore di quelle cose meravigliose che ritornano a farti innamorare di te stesso o che ti portano a farlo per la prima volta”.
Per ogni informazione e aggiornamento “tuffatevi” pure sul mio sito ufficiale: www.filippogigante.it.
Grazie a tutto lo staff della redazione di Scritturati per avermi concesso questa intervista.
Buona vita e buone letture a tutti!
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