BookTrailer del mese

mercoledì 11 dicembre 2013

Storie & Racconti - La tirannide del Tempo di Giovanna Albi


La tirannide 
del Tempo.

Sul calar della sera, mentre le nuvole si addensano nel cielo e l'ultimo bagliore del sole scompare dietro i monti del mio Gran Sasso, io con le mani sulle ginocchia me ne sto a guardare te che scompari nella tua camera e chiudi la porta, come a interrompere una comunicazione che io cerco disperatamente.
Abbiamo appena seppellito mio padre, era un bellissimo uomo, un eroe , un partigiano, un uomo retto, un lavoratore, si è costruito con le sue mani un impero economico; c'erano tanti parenti, tante lacrime, ma ho visto il tuo volto neutro, come se se ne andasse via un estraneo. Poi all'uscita della Chiesa mi hai sussurrato qualche sillaba che mi ha fatto capire il tuo disagio: " Vedi, mamma, è bello! si muore e tanta gente piange e ti accompagna nell'estremo
saluto, io sono solo, al mio funerale non ci sarà nessuno". Due calde lacrime hanno rigato il mio volto e ti ho detto: " Tu sei solo un adolescente, avrai modo di costruirti una vita, tante amicizie, una famiglia , dei figli, e quando tu non ci sarai più loro ti accompagneranno nel passaggio estremo , ma soprattutto ci saremo noi, io e tuo padre, le tue radici che ti aspetteremo nell'alto dei Cieli"
Tu hai abbassato lo sguardo incredulo, sfiduciato, hai cercato di trattenere l'emozione, ma ho visto i tuoi occhi lucidi, il tremore delle tue lunghe ciglia, le tue mani sudate, hai cambiato postura e tu, che cammini sempre eretto e flessibile come un giunco, come tuo padre, ti sei ripiegato su te stesso e ho sentito tutto il tuo dolore di giovane fanciullo che non sa dove mettere i piedi.
Ora che ho cinquant'anni e una mia radice mi ha lasciata nuda a terra , col cuore in mano prendo una sedia , mi posto dietro la tua porta e ti dico:" sono stata una madre spesso assente, non è stata colpa mia, ma della mia depressione, tu avevi bisogno di me e io non c'ero; ero persa dietro qualche pensiero, mentre il male oscuro mi imbrigliava e non mi faceva sollevare il capo dal letto; non vedevo la luce del sole, ma solo il buio dell'angoscia. Ero in qualche viaggio a piedi a cercare la mia anima e tu aspettavi a casa con gli occhi lucidi di pianto , io tornavo ma qualche sillaba storta non riusciva a entrare nel tuo cuore affranto. Lo so , hai sofferto con me, mentre mi mettevo in aspettativa e mi trasferivo a Teramo al capezzale del nonno.
Un'aspettativa coatta, sono stata costretta ad abbandonare la scuola per divergenze col dirigente. Non è colpa mia, anche questo l'ho ereditato dal nonno: l'autorità va discussa, quando è iniqua e io ho combattuto e combatterò ancora contro l'ingiustizia. Vorrei che ti passasse nel sangue quest'orgoglio che ci portiamo dentro, questo senso del giusto e dell'onesto, questa difesa della causa giusta, anche quando non premia.
Vorrei che tu leggessi l'Antigone di Sofocle, per capire come la legge di Stato cozza con quella del sangue che ci portiamo dentro e dobbiamo difendere con le unghie e con i denti il nostro orgoglio di famiglia partigiana. Tuo nonno mi ha educata al rispetto per gli altri, ma anzitutto alla difesa della mia libertà e dignità incontaminate e io non posso tradirlo. Io a scuola non posso tornarci, ci sarebbero delle ritorsioni e aspetto che la giustizia faccia il suo corso, con la speranza sempre viva che il bene trionfi sul male dell'iniquo potere.
Anche nella mia depressione, non ho ceduto e ti passi questo messaggio di forza interiore; tu sei il figlio di una catena e hai la responsabilità di portare con orgoglio il testimone della libertà. Perciò non sei solo, ma hai una famiglia che ti ama e un esempio da seguire.
Ti stai costruendo il tuo mondo e mi escludi: anche questa è una legge della natura e, ora che sono in grado di parlare con te, tu non vuoi  , ti sei chiuso nel tuo bozzolo di adolescente, nel tuo mondo di musica e di calcio ; non sai che c'è un mondo di adulti che vorrebbe costruire con te il tuo mondo interiore. Sei un ottimo figlio: non fumi, non bevi, non ti canni, sei un figlio esemplare, ma quel tuo fare stanco, quel tuo trascinarti nella vita, quella sfiducia che ti porti dentro mi crea una sofferenza indicibile. Questo tuo modo di fare, questi tuoi atteggiamenti, questo studiare per obbligo e non per passione, lo condividi con i tuoi compagni e io sono preoccupata del futuro di questa umanità che non ha forza interiore, ma si trascina nella vita, rincorrendo i sogni facili e perdendo di vista i veri obiettivi.
Leggi, figlio mio, cura la tua anima, nutriti di alti ideali, sollevati dall'onda del malefico nulla e guarda la vita con la fiducia sempre pronta in un futuro da costruirti con le tue mani, rincorrendo un'idea mai paga di libertà " libera".
Non lasciarti travolgere dagli schemi , non seguire la marea di questo secolo , distinguiti dal gregge degli insulsi, guardati nello specchio dell'anima e troverai un giovane fanciullo bellissimo interiormente, pieno di chances, devi solo seguire il tuo istinto ad amare la vita e quando tu morirai potrai dire di non aver vissuto invano.
Le porte del tempo si chiudono dietro di noi e non si torna indietro; sai quante volte ho cercato di rimediare ai miei errori, ma il tempo ci travolge e tutto scivola nell'oblio; ho inseguito sogni, spezzato catene, cercato di ricucire rapporti, ma il tempo è un grande tiranno: non perdere le tue occasioni! Il tempo non ti dà indietro nulla. Dicono che il tempo sia un grande scultore, ma io non ho questa percezione: a me il tempo ha ridato indietro il vuoto interiore e pur esisto e vado avanti col sorriso mai spento, la fiducia in un domani migliore.
Eppure ho fatto e fatto, agito e agito, studiato e studiato, insegnato e insegnato, ma cos'è , figlio mio, questo vuoto che sento? Dove ho sbagliato non so, non ne ho la più pallida idea . Mi sono forse persa dietro un sogno? Forse ho avuto troppa fiducia negli altri? Forse troppa o troppo poca in me? Eppure amo la vita indefessamente e non mi rassegno a questo vuoto interiore, mi stringo forte al petto la foto di mio padre, non può  abbandonarmi, devo interiorizzare i ricordi.

Le giornate al mare, in montagna, le passeggiate dietro il duomo di Teramo, la spesa insieme, le discussioni politiche, le confessioni proibite, l'ascolto del mare in tempesta, l'incanto della neve d'inverno. Quando ero piccola gli saltellavo attorno come uno scoiattolo, quando tornava dal lavoro e mentre lui si svestiva degli abiti per uscire e indossava il pigiama io non gli davo tregua: gli raccontavo i miei successi scolastici, gli leggevo i miei temi, mi aiutava a risolvere le espressioni matematiche, ma il giorno dopo  mi portava a scuola sempre in ritardo e io quel ritardo me lo porto dentro; sono sempre in ritardo, non riesco più a correre dietro il tempo: il tempo mi ha tradita.
Non cadere nel mio stesso inganno , non lasciare che il tempo ti trascini; tieni saldi i tuoi puntelli, formati e diverrai un vero uomo; ascolta per una volta le parole di tua madre: impara il greco e il latino! Solo ora fai in tempo , il tempo non aspetta nessuno ed il treno è vuoto ; tempo, " reo" tempo che male ti ho fatto? Ti aspetto da una vita e hai fatto scempio di me, ma salva mio figlio.
Oggi è una bella giornata: fuori c'è il sole, anticipalo, alzati per tempo!" Vivere satis, non longe": questo è il messaggio senecano, non lasciarti strappare via il tempo, non buttare il tuo tempo, non essere "occupatus" in beghe che non appartengono al tuo intimo, non ti curare delle mode che passano, né del giudizio della folla e del gregge, sii un egregio giovinetto, nel senso etimologico del termine, abbi rispetto del tuo tempo!
Amati come io non ho fatto, cura la tua veste interiore, costruisci un edificio di te su salde radici di quercia matura, cammina eretto, sfida il destino, rispetta il prossimo tuo come fai con te stesso, ama intensamente , soffri poco, combatti molto! La vita è una battaglia quotidiana, ogni giorno si apre un nuovo sole per noi che stiamo spesso a guardare, senza agire, agisci vestiti e va' incontro al mondo!
Porta dentro di te le parole di tua madre, di tua nonna, di tuo nonno, tu non sei solo il figlio mio, ma il figlio del mondo, apri la tua mente, fa' entrare il tuo Verbo, ma soprattutto sorridi. Ridere è la prerogativa degli umani, ciò ci distingue dalle bestie, fammi vedere che sorridi anche tu, che anche tu hai fiducia in te stesso e portati dentro i ricordi.
Ricordi quando ti venivo a prendere all'asilo? Tu eri bellissimo, con i tuoi occhioni verdi e i tuoi lunghi biondi capelli; io ero giovane e piena di forze, tu mi guardavi con l'orgoglio di figlio e mi baciavi tutte le volte con immutato affetto, mi baciavi sulla bocca teneramente e mi raccontavi le tue giornate ; sapevo tutto di te e io ti ascoltavo con rinnovato piacere, perché tu sei mio figlio, l'unico pensiero che ho fisso in mezzo alla fronte, mentre cammino in cima al dirupo. L'unico punto fermo della mia esistenza, l'unico motivo di vanto , l'unico motivo di vita. Non io ti ho dato la vita, ma tu l'hai data a me e me la dai tutte le mattine ; sei l'unico atto davvero creativo della mia esistenza. Non mi abbandonare ora, ma ricordi? Un filo ci tiene legati, non tagliare quel filo della memoria, potrei precipitare a terra senza più la forza di rialzarmi. Io tengo stretto un capo della memoria e tu tieni l'altro: un comune destino ci unisce. Ci somigliamo, sai, tu sei la mia memoria felice e io il grembo da cui sei nato, io sono la radice della tua esistenza insieme a tuo padre. Apri quella porta, ti scongiuro, troverai una madre.
Ricordi le grigliate a Posillipo, la sabbia cocente, i castelli , le palline, i secchielli, le formine, le gite in barca insieme agli amici, il tuo sorriso sdentato, la Lacoste rossa, la giacchina avana che ti comprai per farti apparire un ometto di appena un anno. Tutto questo sta nelle foto, ma oltre le foto sta dentro di me e di te, non disperdere questo patrimonio, conservalo gelosamente e tramandalo ai tuoi figli.
Perché quando si perde un padre, come a me è capitato, ti senti smembrato, un vuoto incolmabile, ma possa il dolore trasformarsi in dolce ricordo! Non tutto di noi muore, ma una parte resta in vita finché abbiamo la forza di conservare la memoria. 
Quando hanno chiuso la bara di tuo nonno, tutti si sono ritirati in disparte nel pianto, sola io ero lì davanti e l'ho baciato lungamente sulla fronte per dargli l'estremo compianto, gli ho messo accanto il libro delle poesie di Leopardi perché portasse con sé il Poeta che più ha amato e mentre chiudevano la bara la musica di Chopin accompagnava il rito. Io ho pianto, ma tu non mi hai vista, te ne stavi in disparte pensavi alla tua morte, come mi hai confessato. Sei un ragazzo sensibile, alla tua età nessuno pensa alla sua morte, ma tu, sì, perché tu sei come me.
Anche io alla tua età pensavo alla morte, immaginavo il mio funerale senza compianto, senza consolazione e sentivo dentro tutto l'amaro, bagnavo il mio cuscino e mi sentivo perdutamente sola: sola sono rimasta. Per fortuna ci sei tu, con la tua purezza , con la tua ironia, con il tuo fare scanzonato, con il tuo anche ridicolizzarmi per le mie debolezze. Ti prego, figlio, apri quella porta!
Eri un bambino riflessivo, un lettore accanito, in un anno in prima media leggesti cinquantasei libri; ti svegliavi col libro in mano e con quello ti addormentavi e , quando tardavo nel venirti a prendere, ti trovavo nel parco seduto sulla panchina intento a leggere; eri e sei il mio orgoglio, ma non ti vedo più leggere, ti vedo sul letto guardare il soffitto e pensare a chissà che ....chissà che. Vedo il tuo sguardo a volte spento e vorrei dirti: accendi la luce dell'anima, non creare il vuoto attorno a te, torna a nutrire la tua bella mente, non disperdere le tue energie, concentrale in qualche nobile occupazione, fa' della tua vita un'opera d'arte.
Spero che, quando te ne stai a guardare il soffitto, tu abbia a ricordare i bei tempi passati insieme; un ricordo è recente: siamo usciti insieme a comprare l'abbigliamento per te, abbiamo lasciato il babbo a casa, era un momento per noi. Io ti ho detto che eri libero di comprare secondo la tua volontà e abbiamo fatto man bassa; abbiamo pagato col bancomat e ci siamo sentiti padroni del mondo, ho soddisfatto tutti i tuoi desideri e anche di più: volevo che tu fossi felice. Eppure non sei viziato: sei un ragazzo semplice e bello nella tua purezza. Ieri prima di partire per Perugia ti ho strappato un bacio, baciami , ti prego, ho un maledetto bisogno di te.
Mi baci sempre con tanta parsimonia che ne soffro; sarà che io ho sempre baciato i miei genitori la sera prima di andare a letto e sento ancora quei baci, perché loro mi hanno sempre seguita nel bene e nel male, non mi hanno mai abbandonata. Ricordo ancora le domeniche nel lettone da bimba e , sai, non me ne vergogno, anche da adolescente stavo nel letto con mia madre e lei mi leggeva i libri e mi aiutava a tradurre il latino. E, ora che la vedo vecchia e stanca, preda di una malattia che ha fatto scempio di lei, ho tanta pena :  non ricorda nulla, non mi riconosce, ma se ne sta inebetita a guardare il vuoto. Sente che manca qualcuno, suo marito, ma non focalizza e io ho tanta paura di fare la sua stessa fine. Ho tanta paura delle malattie psichiatriche e tremo davanti al mio vuoto come davanti l'infinito: il terrore si impossessa di me , ma tu non lo devi sapere, tu devi tenere un capo del filo della memoria , mentre io tengo l'altro e non reciderlo mai!
Ma tu devi sapere qualcosa di me che non sai: ero una fanciulla prodigio, l'orgoglio dei miei genitori, una grecista nata, una donna di pace: non sono mai scesa ad alterco con nessuno, non amo il conflitto. Mi devono calpestare perché io reagisca, ma reagisco in silenzio: vedi come mi sono allontanata in silenzio dalla scuola , ma vi tornerò, lo prometto, io tornerò. E tu sarai orgoglioso di me, perché io tengo alto il nome della mia Categoria.
Gli insegnanti sono come i libri, e quell'insegnante che lascia gli studenti come li ha trovati non è un insegnante; io socraticamente, maieuticamente e-voco a sé i mie alunni, li metto davanti lo specchio del loro dàimon, perché possano coltivarlo. Non sono per la religione di Stato, ma per la religione personale , per la cura di quel dio che è dentro di noi e coincide con la nostra essenza. Tu questa essenza devi comprenderla, abbracciarla e portarla a realizzazione. Missione ardua, lo so e lo sai, hai paura come ne ho avuta io: paura di perdere, di confrontarsi, paura di lottare, ma, se guardiamo il tutto da un profilo più alto, siamo tutti figli della stessa Natura e nessuno può sottrarsi alla responsabilità di portare a compimento il proprio Sé.
E' un atto di Amore dovuto, tu lo devi a te stesso e, se a quest'Amore unisci la conoscenza, il tuo frutto non perirà mai, perché tutto è destinato all'oblio, ma quella conoscenza che ci siamo costruiti è un tesoro inestimabile, più duraturo del bronzo.
Platonicamente conoscere è ricordare, perché noi siamo i portavoce di un sapere divino che ci tramandiamo di padre in figlio e sta a noi riesumare queste conoscenze e portarle alla luce; coraggio, figlio mio, il sapere è già dentro di te: devi abbracciarlo e farlo veramente tuo.
" Come sei patetica !" starai pensando, mentre segui la tua Juventus o accarezzi col ricordo quella ragazza che ti ha sorriso per strada; sì, sono piena di pathos per te, e ti seguo con preoccupazione col timore di non essere stata una brava madre. Eppure te lo scrissi ( tu avevi solo sette anni): " parto per Santiago, vado a cercare la mia anima, la muchilla è leggera , ma l'anima è pesante; tornerò e mi prenderò cura del tuo destino". Tu chissà che capisti , io mi esprimevo così cripticamente; ora lo sai : io ti Amo, di un Amore gratuito, totale assoluto e vorrei tanto tornare indietro a quelle vacanze in Sardegna quando vivevamo ancora in simbiosi.
2008: i preparativi per la partenza, la voglia di evadere, il traghetto che ci aspetta. Noi abbracciati sulla nave ci teniamo per mano; poi ci tuffiamo nella piscina , tu a cavalluccio su di me, mi chiamavi " mamma delfino". La sabbia bianca del golfo di Orosei, le gite in barca, il rotolarsi nell'acqua, le gare di nuoto; c'erano anche i tuoi cugini, e tu tra un gioco e l'altro leggevi il libro " Momo"; io in disparte il Fedro platonico e riflettevo sulla qualità dell'anima che sta lì da sempre dove l'abbiamo lasciata. Ricordi? Io te lo dicevo:" abbi cura della tua anima, coltiva la lettura e il sapere, ma non dimenticare di divertirti, perché la vita è dura". 
Povero bambino, penserete lettori, aveva solo 11 anni ! Eppure lui mi capiva e mi sorrideva in profonda intesa di sguardi.
Non ti ho mai dato uno schiaffo: non l'hai meritato, ma non ti avrei mai picchiato, so che sole le parole arrivano al cuore di chi vuole ascoltare; ascoltami ancora, ti prego, anche se sono patetica in questo elemosinare il tuo amore.
Oggi arrivano i parenti a farmi le condoglianze e, lo so, tu rimarrai chiuso nella tua camera; spero che qualche mia parola ti sia arrivata e non stia a guardare il soffitto; se uscissi con gli amici, io sarei felice, combatteresti questo torpore, ma so che non lo farai: sei schivo, come tuo padre, forse un po' diffidente. Fai bene? Non so, io mi sono fidata di tutti e sono rimasta sola nel momento del bisogno e forse questo ha condizionato la tua vita. Riprendila in mano! Non è mai troppo tardi; spero tu stia leggendo o studiando, ma chissà cosa c'è dietro quella porta, chissà quale è il tuo mondo. Ogni tanto ti vedo per casa giocare con tuo padre, lui ride da pazzi: sei un ragazzo ironico, ma io ne sono esclusa. Oh come vorrei entrare nel tuo mondo!
Tu sei come i miei alunni, solo io so come sono cambiati: prima l'insegnante era un confidente, oggi spesso un nemico da combattere col silenzio, come per preservare un mondo nel quale non si vuole che gli adulti entrino. Venti anni fa, ricordo, una mia alunna scoppiò a piangere a dirotto dinanzi la mia interpretazione de " La madre" di Ungaretti"; oggi gli alunni non si commuovono più, non piangono per i Poeti, vivono la scuola come un fardello e non come diritto allo studio.
Questa è un'altra fonte della mia sofferenza: il sentirmi esclusa da loro, anche da loro. Vivo da esule in questa valle di lacrime, cerco una spalla su cui poggiarmi, una spalla di una persona buona che non mi tradisca e tu, figlio, non mi tradire, ma ascolta le mie parole, mentre va la canzone di Vecchioni : " Figlio, figlio, figlio”.

Vecchioni, caro collega, come mi turbano le tue parole e come è affine il tuo sentire al mio! Sarà la formazione culturale classica che ci fa avvertire così profondamente o un'affinità elettiva: abbiamo la stessa acutezza di pensiero e soffriamo per le stesse ragioni.
Quando ascolto questa canzone,figlio mio, so mettere in ordine le mie priorità: all'apice ci sei tu, sempre tu, e  scusami se ti amo tanto; non sentire la responsabilità di dovermi corrispondere: cresci, fa' la tua vita...io mi metto da parte.
Io parlavo tra me e me , ma lui mi sentì: la porta si aprì e..." mamma apparecchio la tavola?" Io fui di una felicità estrema , sentii tutto l'orgoglio di madre, lui mi baciò pudicamente sulla guancia e mi disse come quando era bambino: " il pollo è pronto? ci sono anche le patatine?" Io capii : lui non aveva dimenticato; teneva stretto a sé un capo del filo della memoria ed io l'altro. Questa volta avevamo vinto la tirannide del tempo.


Giovanna Albi



Nessun commento:

Posta un commento