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sabato 25 gennaio 2014

IN 3 D di Francesca Omaggi, la recensione per "scritturati" a cura di Cristina Biolcati


“IN 3 D” 
di Francesca Omaggi  - Edizioni GUASCO

Quando una donna descrive l’universo femminile e le sue modalità di vivere l’amore, difficilmente rimane in superficie. Essa penetra, affonda, scalfisce e crea una sorta di nuova dimensione, un terzo lato che dona profondità. È questo il caso dell’opera di esordio di Francesca Omaggi, autrice romana che vive ad Ancona. “In 3 D” è edito da Guasco nel luglio 2013, con una introduzione di Caterina Saracino. L’opera che la Omaggi dedica alle sue figlie, si apre con un aforisma di Friedrick Nietzche: “Diventa ciò che sei”. Quasi a voler riconoscere che il fondamento del nostro io è in continuo divenire, Nietzche esorta alla crescita dei propri stati, perché il mondo è in pratica nelle nostre mani. L’uomo è l’artefice del proprio destino. In questa frase ho visto un augurio a non fermarsi alla superficialità delle cose, soprattutto in questo presente così difficile, poiché tutti noi esseri umani abbiamo il diritto di percepire la bellezza e l’intensità della vita.
Diventa ciò che sei già in potenza, sei già ciò che diventerai: un ciclo di eterno ritorno che si chiude sull’uomo. Come un cerchio perfetto.
Il romanzo è diviso in tre parti. Tre intensi racconti che esplorano esempi di femminilità differenti; così come diverse sono le tre protagoniste, per età, per occupazione e per le modalità di vivere le loro relazioni.
Tre trame scritte in momenti diversi della vita dell’autrice, che narrano la storia di Veronica, Anna e Cristina, le quali analizzano l’amore attraverso il rapporto che hanno con la parola; scritta, come nel caso di Veronica e Cristina che si affidano ad una sorta di diario; comunicata, come nel caso di Anna.
Veronica apre la narrazione, introducendo il tema dell’amore materno. Essendone stata privata in giovane età, poiché la madre l’ha abbandonata, essa lo proietta sulle sue relazioni sentimentali, snaturando il proprio rapporto con gli uomini ed eclissando così la passione. Il suo desiderio di donna non viene recepito da Marco, ragazzo immaturo, che non le riconosce l’ineluttabilità dell’essere diventata già madre attraverso gli eventi della vita.
Incontriamo poi Anna, una suora di novant’anni costretta a letto che, essendo in punto di morte, chiama a sé un prete, don Claudio, per confessare il segreto che ha condizionato l’intero corso della sua vita. Quella “viltà” di non aver saputo assecondare quel sentimento che non è mai riuscita a perdonarsi.
Infine, troviamo Cristina, reduce da varie relazioni fallimentari, che ritrova la passione grazie ad un uomo conosciuto in treno. È la fine delle convenzioni e la creazione di un rapporto nuovo, basato sulla trasgressione, dove nessuno dei due amanti conosce nulla dell’altro. Ma l’essere umano cerca sempre l’amore. Senza non sa stare. Lo desidera, lo brama. Quindi questo stato “precario” non può bastare. L’Arca di Noè, ovvero la pensioncina dove Cristina ed Ettore sono soliti incontrarsi, diventa soltanto un rifugio, che li porta ad assaporare una felicità illusoria.
Un libro che parla di donne, che però non è estraneo all’universo maschile. Non lo esclude. Anzi, gli uomini che ruotano attorno alle protagoniste sono ben delineati e raccontati.
Attraverso un linguaggio scorrevole ed altamente evocativo, Francesca Omaggi ci dona un interessantissimo spaccato di momenti, di fasi della vita in cui tre diverse figure femminili vivono l’amore. Va riconosciuto certamente a questa autrice il potere suggestivo delle descrizioni. Non potrò dimenticare ad esempio la “lunga notte” dell’infermiera Veronica con il suo carico di morte, né l’Arca di Noè, nella quale posso dire di essere effettivamente stata. Perché l’autrice mi ha condotta per mano, attraverso le pagine del suo libro.

È veramente sorprendente come la scelta di un registro intimistico possa rendere tanto partecipe il lettore.

Cristina Biolcati


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