“IN 3 D”
di Francesca Omaggi - Edizioni GUASCO
Quando una donna descrive
l’universo femminile e le sue modalità di vivere l’amore, difficilmente rimane
in superficie. Essa penetra, affonda, scalfisce e crea una sorta di nuova
dimensione, un terzo lato che dona profondità. È questo il caso dell’opera di
esordio di Francesca Omaggi, autrice romana che vive ad Ancona. “In 3 D” è
edito da Guasco nel luglio 2013, con una introduzione di Caterina Saracino.
L’opera che la Omaggi dedica alle sue figlie, si apre con un aforisma di
Friedrick Nietzche: “Diventa ciò che sei”. Quasi a voler riconoscere che il
fondamento del nostro io è in continuo divenire, Nietzche esorta alla crescita
dei propri stati, perché il mondo è in pratica nelle nostre mani. L’uomo è
l’artefice del proprio destino. In questa frase ho visto un augurio a non
fermarsi alla superficialità delle cose, soprattutto in questo presente così
difficile, poiché tutti noi esseri umani abbiamo il diritto di percepire la
bellezza e l’intensità della vita.
Il romanzo è diviso in tre parti.
Tre intensi racconti che esplorano esempi di femminilità differenti; così come
diverse sono le tre protagoniste, per età, per occupazione e per le modalità di
vivere le loro relazioni.
Tre trame scritte in momenti
diversi della vita dell’autrice, che narrano la storia di Veronica, Anna e
Cristina, le quali analizzano l’amore attraverso il rapporto che hanno con la
parola; scritta, come nel caso di Veronica e Cristina che si affidano ad una
sorta di diario; comunicata, come nel caso di Anna.
Veronica apre la narrazione,
introducendo il tema dell’amore materno. Essendone stata privata in giovane
età, poiché la madre l’ha abbandonata, essa lo proietta sulle sue relazioni
sentimentali, snaturando il proprio rapporto con gli uomini ed eclissando così
la passione. Il suo desiderio di donna non viene recepito da Marco, ragazzo
immaturo, che non le riconosce l’ineluttabilità dell’essere diventata già madre
attraverso gli eventi della vita.
Incontriamo poi Anna, una suora
di novant’anni costretta a letto che, essendo in punto di morte, chiama a sé un
prete, don Claudio, per confessare il segreto che ha condizionato l’intero
corso della sua vita. Quella “viltà” di non aver saputo assecondare quel
sentimento che non è mai riuscita a perdonarsi.
Infine, troviamo Cristina, reduce
da varie relazioni fallimentari, che ritrova la passione grazie ad un uomo
conosciuto in treno. È la fine delle convenzioni e la creazione di un rapporto
nuovo, basato sulla trasgressione, dove nessuno dei due amanti conosce nulla
dell’altro. Ma l’essere umano cerca sempre l’amore. Senza non sa stare. Lo desidera,
lo brama. Quindi questo stato “precario” non può bastare. L’Arca di Noè, ovvero
la pensioncina dove Cristina ed Ettore sono soliti incontrarsi, diventa
soltanto un rifugio, che li porta ad assaporare una felicità illusoria.
Un libro che parla di donne, che
però non è estraneo all’universo maschile. Non lo esclude. Anzi, gli uomini che
ruotano attorno alle protagoniste sono ben delineati e raccontati.
Attraverso un linguaggio
scorrevole ed altamente evocativo, Francesca Omaggi ci dona un interessantissimo
spaccato di momenti, di fasi della vita in cui tre diverse figure femminili
vivono l’amore. Va riconosciuto certamente a questa autrice il potere
suggestivo delle descrizioni. Non potrò dimenticare ad esempio la “lunga notte”
dell’infermiera Veronica con il suo carico di morte, né l’Arca di Noè, nella
quale posso dire di essere effettivamente stata. Perché l’autrice mi ha
condotta per mano, attraverso le pagine del suo libro.
È veramente sorprendente come la
scelta di un registro intimistico possa rendere tanto partecipe il lettore.
Cristina Biolcati
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