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giovedì 7 agosto 2014

Per la rubrica Storie & Racconti - "STORIA DI UNO STRANO AMORE" di Ivan Caldarese


È dal cielo più chiaro che arrivò un giorno una tempesta che non avevo mai visto.
Per molti sarà strana questa storia, e nemmeno pretendo che alcuni possano capirla chiaramente, ma spero che possa toccare qualcuno come ha toccato me.
Ha palpato la mia vita, la mia anima e la mia morte. Ma vivo ancora, a volte con lei che occupa parte del mio flusso emotivo immergendosi dentro la mia mente.
È successo tutto circa quindici anni fa, e parlarne adesso è difficile, ma sono cose che al giorno d'oggi succedono spesso, troppo spesso.
Ero in quella discoteca, era domenica pomeriggio, la gente si divertiva, entravano in quel posto e una volta chiuse le porte, la musica scaldava la vita e tutto rimaneva fuori; un altro mondo, era fantastico tanto quanto spettrale e mostruoso.

Vedevo cosa facevano, li guardavo e per capirlo dovevo esserci, entrarci, innamorarmene. Mi è stata offerta e me ne sono innamorato, non c’entra niente la carne, il sangue, le parole, un bel culo o le tette enormi, niente di tutto questo. 
Eppure lei riesce a rendere affascinante anche la morte, non parla ma ha un linguaggio tutto suo, ti fa provare la sensazione di essere veramente vivo, attorno a te vedi e senti tutto più amplificato, ridi delle morti astratte che ti camminano attorno, e con burbero imbarazzo nascondi la ferita della mannaia che ti ha squarciato, quando lei ti ha strappato l'anima.
Adesso è passato del tempo e riesco a conviverci senza lasciarmi coinvolgere. In quel bagno, quel pomeriggio ho regalato l'anima per una tirata di cocaina. Quando ci sei insieme, quando diventi il suo schiavo, la vedi in ogni cosa, ti spacca il cervello finché non vai da lei, è forte. E una delle scuse principali che la mente tira fuori è: tanto che saranno mai due/tre righe, lo fanno milioni di persone. Gente in strada che tira di coca come se tutto fosse normalità.
Forse non riuscire a immaginare quella gran voglia che ti accarezza la schiena e chiude la bocca dello stomaco fino a stringere il buco del culo. 
In principio è blando e piacevole, molto. Ma dopo un poco diventi un masochista e non c'è più un cazzo di piacevole, ogni tirata di cocaina era come una frustrata per me, i miei genitori, i miei amici, il lavoro, la società, per il tutto. Ma lei mi diceva di non preoccuparmi di quel che facevo, tanto lo facevano tutti, ed io mi facevo sempre più pena.

Ho rubato, imbrogliato, pianto e fatto piangere, ho picchiato persone e mi sono trovato in ginocchio davanti a tre persone con una pistola puntata in testa. Credo che in quel momento avrei voluto mi sparassero, ho pensato più volte di suicidarmi, ero diventato il cancro di me stesso. Ancora oggi penso a quel bel pomeriggio e che quel maledetto giorno potevo evitare di infilarmi un po’ di cocaina su per il naso, alla fine non è stato niente di speciale.

Adesso sono qui, scrivo righe piuttosto che sniffarle, la mia vita sembra rialzare la testa. Quasi ogni giorno, in questo quartiere vedo persone di ogni età, ogni ceto sociale, religioso, andare da lei. Forse è questa la sua forza riesce ad abbattere le barriere che dividono l'essere umano e regalarti una sensazione che ha il sapore di una fiaba che, credetemi, si tramuterà in horror. Ancora oggi vengo avvolto da questo genere di crudeltà che si incarna nella vita e per le strade, che ti lascia fisso senza riuscire a reagire a quest'innominata paura.

Ho strappato la maschera che avevo calato sul mio volto di dolore, e quando per le strade osservo il cancro della cocaina negli occhi dei ragazzi magari ancora vergini ma inculati dall'esistenza, cerco altre strade ma non scappo. Perché sta scritto in cielo che non siamo altro che cose morte, ma spetta solo a noi la decisione di come sopravvivere.

Storia di uno strano amore
di Ivan Caldarese


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