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martedì 27 maggio 2014

"TUTTA COLPA DI NEW YORK" il suo romanzo d'esordio, CASSANDRA ROCCA si racconta - l'intervista a cura di ALESSIO SILO

INCONTRO CON CASSANDRA ROCCA
a cura di Alessio Silo

Cassandra Rocca è di origini siciliane e vive a Genova. 
Nella vita di tutti i giorni lavora come educatrice infantile, ma dedica il tempo che le resta al suo amore più grande: i libri. 
Newton Compton ha pubblicato il suo romanzo d’esordio Tutta colpa di New York, che ha riscosso un inaspettato successo, rimanendo per settimane ai primi posti delle classifiche dei libri più venduti, anche in quelle degli store online. 



Essendo una giovane autrice,  come è stato il tuo primo impatto con il mondo della scrittura e cosa ti ha spinto a scrivere?

Da che ho memoria, ho sempre scritto! Mia sorella mi rimprovera ancora di non aver giocato abbastanza con lei, sempre così presa a imbrattare fogli com'ero. All'epoca inventavo trame di giochi che poi la costringevo a interpretare (avevo dodici anni e il fantasy sembrava la mia vocazione). A quindici, invece, ho iniziato a scrivere storie d'amore per le mie compagne di classe, che mi commissionavano racconti su misura per loro. Mi è piaciuto così tanto che non mi sono più fermata. È stato allora che ho iniziato a capire cosa volevo fare da grande.

“Tutta colpa di New York”, il tuo romanzo d’esordio, in quali circostanze ha incominciato a formarsi, e soprattutto quando ha preso “vita”?
È nato tutto come un esperimento. Avevo appena deciso di farmi coraggio e provare a mandare un mio romanzo a un paio di case editrici, un manoscritto al quale lavoravo da secoli e nel quale credevo molto. Erano anni che sognavo di pubblicare un libro, ma la paura di essere rifiutata era tanta e mi ha sempre frenato dal provarci: pensavo che, se fosse andata male, avrei perso la voglia di scrivere e questo era  spaventoso. Scrivere per me è un bisogno, più che un “lavoro”. Se non scrivo, divento isterica! Durante l'attesa di una risposta da parte degli editori (6/8 mesi), mi è nata in testa l'idea centrale di “Tutta colpa di New York”, ma ho iniziato a scriverlo solo quando il tempo utile per una risposta dalle case editrici era ormai scaduto. Ero un po' demoralizzata da quel silenzio indifferente, così mi sono detta: proviamo un'altra via. Ho finito di scrivere il romanzo e l'ho autopubblicato su Amazon a pochi giorni da Natale, pronta a ritirarlo dagli scaffali online al primo segnale di sdegno da parte dei lettori. E invece, in soli due mesi, tre case editrici mi hanno contattata sulla scia del successo che l'ebook stava ottenendo. Ho firmato con la Newton Compton... ed eccomi qui.


Ogni scrittore, a suo modo, coltiva le proprie emozioni, le proprie sensazioni, attraverso le proprie parole, lasciando qualcosa ai suoi lettori. Tu cosa pensi di aver lasciato ai tuoi, e quali sono i messaggi più emozionanti che hai ricevuto sul tuo ultimo libro?
Basandomi su ciò che mi è stato detto, credo di aver dato loro un segnale positivo. Il mio fine era far capire, attraverso la storia che ho scritto, che non bisogna mai disperare, che un atteggiamento ottimista è sempre vincente e restare se stessi, senza seguire le mode o adattarsi alla vita che ci circonda, è di fondamentale importanza. I nostri sogni possono avverarsi davvero, non succede solo nelle favole... e io ne sono una testimonianza vivente! Ogni commento che mi è stato fatto mi ha emozionato e me lo tengo stretto: quelli inerenti il mio stile sono un'iniezione di autostima giornaliera, ma quello che mi emoziona di più è sentirmi dire che la mia storia, per quanto semplice, ha saputo lasciare un sorriso stampato in faccia e fatto tornare la voglia di sognare. Io adoro far sorridere la gente!


Hai avuto difficoltà nel cercare una casa editrice seria che potesse pubblicare il tuo libro, oppure l’hai trovata subito?
Come ho spiegato poco fa, sono state le case editrici a trovare me. Il self-publishing è stato una vetrina ottima, ma può diventare un'arma a doppio taglio: la scelta è diventata vasta e i lettori molto esigenti. La competenza che offre una vera casa editrice non ha eguali, anche se mi rendo conto che è difficile farsi notare seguendo le vie tradizionali.

Pensi che la scrittura debba viaggiare “sotto braccio” con la lettura, oppure entrambe debbano intraprendere strade diverse, che per essere un buono scrittore si debba essere specialmente un buon lettore?
Non credo possa esistere scrittore che non sia in primis un lettore. Io sono sempre stata una lettrice accanita e lo sono ancora adesso, anche se ho molto meno tempo a disposizione. Quando non scrivo, divoro libri su libri: è come un ricambio d'aria per la mente.

Qualche curiosità sul tuo prossimo romanzo, puoi svelarcela?
Si intitola “Una notte d'amore a New York” e uscirà il 5 giugno. Ritroveremo i personaggi di “Tutta colpa di New York”, ma questa volta la storia sarà incentrata sugli amici dei precedenti protagonisti. E se il primo libro era ambientato nella magica atmosfera natalizia, questa avrà come tema la festa degli innamorati: San Valentino. E, naturalmente, New York la farà da padrona.

Un messaggio che vorresti lasciare ai tuoi lettori?
Voglio semplicemente ringraziarli per l'affetto che mi dimostrano ogni giorno, per il loro entusiasmo e per le bellissime parole con cui inondano la mia bacheca. Se il mio sogno si è realizzato, è anche grazie alla fiducia che hanno dimostrato a una perfetta sconosciuta come me.



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