di Erika Corvo.
La quadrilogia di Erika Corvo, scrittrice duttile e poliedrica, dotata di grandi capacità artistiche e di adattamento alla vita, appartiene al genere fantasy e tratta del tema del post-atomico e di quello che potrebbe succedere a seguito di una paventata guerra nucleare. I quattro racconti, benché costituenti una quadrilogia, hanno lettura autonoma e trattano in modo avvincente il tema dando vita a personaggi natanti (umanoidi) che prendono vita davanti i nostri occhi come in una pellicola cinematografica.
Ispirandosi a scrittori dello spessore di H. Welles , I. Asimov, Herbert, la scrittrice ci fa entrare in un mondo di fantascienza , non vero, ma verosimile, in cui la guerra nucleare spazzerebbe via miliardi di persone e al posto di case e palazzi si verrebbe a creare un’immensa foresta, in cui si agitano nuove figure, i mutanti appunto, che in fondo si integrano con la razza umana, in una lotta estrema tra Bene e Male.
I racconti contengono storie di amore tra umani e umanoidi, storie che non sempre è possibile portare a realizzazione considerati i diversi destini, ma storie intense , in cui un’integrazione col diverso non solo è possibile , ma anzi doveroso, perché l’altro è l’altra parte di noi che va integrata e non respinta.
Direi quindi che i racconti avvincono perché al genere fantasy si accosta quello psicologico e i personaggi sono scandagliati profondamente da questo punto di vista mettendo in luce le doti della scrittrice anche in questo settore, che credo le sia molto caro. Infatti Erika Corvo ha una buona predisposizione per l’indagine psicologica e usa la scrittura veramente come terapia per la vita, la sua vita, che è stata particolarmente difficile e burrascosa finché non è approdata alla scrittura.
I suoi personaggi,da Black Diamond a Blado 457,da Akenion a Mitria, da Arideth ad Aki e tanti altri, prendono forma e sostanza davanti i nostri occhi occhi creati dalla materia pensante dell’autrice che trae spunto dalla realtà per creare un mondo parallelo in cui in fondo si respira una desiderio di pace e di integrazione e, in cui i protagonisti, anche con corsi diversi di vita, si rincontrano sempre perché avvertono struggente la nostalgia dell’esperienza trascorsa insieme.
Ebbene i suoi personaggi vivono di giorno (gli umani) e di notte ( i mutanti)e si incontrano e convivono, in una metafora per cui luci ed ombre sono dentro di noi, parti maschili e parti femminili, parti di terra e parti di acqua, parti oscure e parti luminose ed è proprio lo stile metaforico e metonimico che dà spessore psicologico alla narrazione che procede spesso in forma dialogica, fluida e scorrevole, con descrizioni pregnanti con uno della lingua italiana assolutamente convicente. Interessante è questo gioco chiaroscurale che avvicina la prosa anche ad una riflessione filosofica: diversità, alterità, integrazione, luce, ombra,ricerca di una dimensione autentica, accettazione, rinuncia, passione, amore si connettono strutturalmente in una ricerca mai paga di un mondo migliore in cui gli egoismi di parte siano messi in soffitta a vantaggio del Bene comune.
Giovanna Albi
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