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mercoledì 18 settembre 2013

"Penombre" la sua ultima silloge, ospite a "scritturati" Andrea Leonelli

INCONTRO CON ANDREA LEONELLI
a cura di Vincenzo Monfregola

Ospite a scritturati Andrea Leonelli, direi una persona di carattere e lo dico non perché conosca personalmente Andrea, lo scrivo per quanto ho letto su di lui.
Andrea Leonelli nasce a Firenze e per una sorte di "percorso" disegnato giunge a Faenza nel 2001, lavora in ospedale in diverse divisioni ma matura la sua esperienza professionale in rianimazione, particolarmente catturato affettivamente da quest'ultima.
Diverse le sue pubblicazioni, inizia nel 2011 con "La selezione colpevole" fino ad arrivare alla pubblicazione di "Penombre" nel 2013.

Ciao Andrea, innanzitutto ti ringrazio per concederci il tuo tempo è con grande piacere che ti ospitiamo nel nostro salotto letterario; nasci a Firenze ma in tenera età ti trasferisci a Mugello, cosa ti lascia questa località che in un certo senso ha vissuto le tue prime emozioni?

Ho moltissimi ricordi e di bei momenti vissuti. Gli amici con cui sono cresciuto. Le prime esperienze professionali. Ho spesso negli occhi il ricordo delle colline e dei boschi che mi accompagnavano durante le stagioni, le strade, i luoghi. Ricordo il modo di parlare della gente, l’accento, la cadenza. Spesso sento la mancanza delle persone e delle atmosfere. Adesso è un bel po’ che non torno nelle mie terre, spero di tornarci presto almeno per una visita.

Durante la tua carriera professionale, che è nell'ambito sanitario, hai sfiorato reparti di particolare delicatezza; la rianimazione ha catturato la tua sensibilità a tal punto che anche quando nel 2001 ti trasferisci a Faenza continui a lavorarci e ad oggi hai lavorato nelle rianimazioni di tre ospedali diversi. Riesci a spiegarci il perché? Cosa ti porta a nutrire questa "tenera affezione"?
La rianimazione è un posto difficile, duro e pesante. Ci sono situazioni davvero ostiche da affrontare, a volte ci sono contraddizioni, spesso finisci col farti domande a cui non puoi dare risposta e alle quali neanche altri possono fornirti soluzioni. Ci sono rapporti forti, magari estremizzati in certi casi, dal momento che si passa il tempo sempre a stretto contatto con i colleghi, sia infermieri che medici. Ci sono giorni in cui nemmeno ti fermi a bere ma, per fortuna, non sempre è così. Vedi i pazienti in ogni tipo di condizione, a volte li hai in reparto anche per mesi, malati difficili da dimettere per particolari caratteristiche. Li vedi ogni giorno nel loro andamento clinico, con alti e bassi, ne vedi l’andamento psichico e d’umore. E vedi i parenti e gli amici che vengono loro a far visita. Vivi i loro dolori e le loro speranze, le paure e i timori. E’ decisamente un posto estremo davvero.
Però è decisamente un posto in cui puoi fare la differenza. In cui puoi imparare moltissimo. In cui puoi dare moltissimo.

Sei una persona che ha visto quanto la vita regala e toglie in un tempo ben diverso da quello che siamo abituati a calcolare, hai avuto rapporti che, per professione, ti hanno portato vicino a persone provate e fisicamente e moralmente, guardavi gli occhi della paura che si aggrappavano ad un minimo dettaglio pur di trovarne barlume di speranza. 
Quindi Andrea Leonelli è un uomo che la vita la apprezza e riesce a toccare con le punte delle dita le emozioni; qualcosa, però, ti porta a cambiare ulteriormente la tua visione della vita. Ti va di raccontarci come oggi vedi le sfumature dei giorni?
Oggi, a distanza di qualche anno dal mio punto di svolta nella vita, dal mio infarto, cerco di godermi molto di più quello che ho la possibilità di vivere nel presente. Vedere la repentinità con cui avvengono alcuni cambiamenti ti spinge a non perdere mai troppo tempo per vivere le cose importanti e ti fornisce i mezzi per capire quali sensazioni, quali istanti siano veramente importanti. Si cerca di dar meno peso alle inezie, passano come trascurabili quelle cose che poi non ti lasciano niente. Vai a cercare i momenti che sono concreti nella vita. E non sempre sono denaro e notorietà o altri status symbol ma acquistano solidità gli sguardi, quel guardarsi che parla in silenzio. O svegliarsi vicini la mattina. Vedere un sorriso illuminare il volto dei figli e sentirli ridere. O andare a letto la sera con un sorriso sulle labbra perché il giorno trascorso è stato produttivo.

Leonelli nasce autore quando?
Come autore, che vuol pubblicare e farsi conoscere, dopo l’infarto. Qualcosa ho sempre scritto, soprattutto racconti. La poesia è arrivata dopo nella mia vita, ma mi è aderita addosso. Adesso mi sento permeato. Diciamo che ho alzato la testa come autore quando ho per la prima volta auto pubblicato “La selezione colpevole”.

Poesia e Prosa, inizi a scriverne, partecipi a concorsi ottenendo dei buoni riconoscimenti e diverse sono le antologie che raccolgono anche delle tue liriche, scoperta questa passione ti sei mai chiesto "Poetare perché"?
Perché era il modo migliore di esprimere quel che sentivo in quel momento. Mi serviva perché era terapeutico scrivere i miei stati d’animo del momento. Mi aiutava a “mettere fuori” le difficoltà e i malumori che avevo dentro e a osservarli da angoli diversi, trovando il lato migliore da cui affrontarli. Poi ho scoperto che mi piaceva e mi si addiceva. Riuscivo a mettere le parole nell’ordine in cui “era giusto che stessero”. Comunicavano bene quello che volevo dire, senza esprimerlo in modo diretto, arrivavano la dove dovevano. Mi piaceva scriverle e mi piace ancora. Adesso magari affronto tematiche diverse da quelle con cui ho iniziato. Ho fatto un percorso di maturazione e adesso vedo anche il mondo fuori oltre alle sensazioni che sento dentro. I miei ultimi componimenti sono anche a sfondo sociale.

2011 autopubblichi "La selezione colpevole", 2012, in formato digitale, "Consumando i giorni con sguardi diversi", com'è stato il tuo approccio con la pubblicazione? Lo trovi un settore facile per un esordiente?
Assolutamente no. Editori seri in giro non ce ne sono molti. C’è molta editoria a pagamento che in pratica offre solo il servizio di stampa, senza fare né selezione, né editing. Spesso offrono anche servizi molto approssimativi anche per la sola stampa. Per trovare un editore serio e affidabile che fornisca un servizio come si deve bisogna aver pazienza e costanza. Se ti propongono un contratto, soprattutto le prime volte, si è entusiasti, inevitabilmente, e si rischia di non leggere bene tutte le clausole e di non avere il servizio che si pensava di ricevere. Magari chiedere a qualcuno che ha già pubblicato può essere d’aiuto. Rispetto a certi editori è decisamente meglio un servizio di auto pubblicazione. Ce ne sono molti che danno prodotti di ottima qualità. Se poi non è una esigenza indispensabile avere il cartaceo, l’ebook è una soluzione decisamente ottima. Io personalmente non posso lamentarmi in nessun modo rispetto ai miei editori, hanno sempre soddisfatto le mie esigenze e le mie aspettative.


2013 c'è "Penombre" con ArteMuse, del Gruppo Editoriale D and M, è una silloge poetica che fa rumore, se ne inizia a parlare sin da subito sulla maggior parte dei blog letterari, interviste e recensioni. Come nasce questa raccolta?
Penombre nasce come sintesi di un percorso, percorso iniziato dopo la pubblicazione di “La selezione colpevole”, che al momento non è ancora finito ma in continua evoluzione. In questa raccolta ci sono poesie di diversi periodi. Sistemate come orme su una spiaggia, le varie composizioni, guidano il lettore verso un dedalo di sensazioni ed emozioni diverse, per culminare alla fine in un’apertura verso la speranza e il futuro che nelle due precedenti sillogi si poteva trovare solo in forma embrionale.

Le poesie di "Penombre" respirano di?
Di Andrea principalmente, del suo vivere quotidiano in momenti diversi. Respirano di svolte e cambiamenti, di nuove prospettive. E respirano molto anche del mio amore per la mia nuova compagna, della meraviglia dello stare insieme a lei e di condividere felicità. Ma non è un libro solo di poesie in cui tratto l’amore in modo non convenzionale, ma anche carnalmente e conflittualmente, direi che è un libro di poesie di vita trascorsa, coi suoi alti e bassi. Un libro nelle cui poesie ci si può ritrovare, leggendo parte di se stessi e delle proprie le sensazioni nelle pagine e, trovando una corrispondenza con momenti che molti hanno vissuto. Penombre respira l’aria che respiriamo tutti. Quella che il vento sposta da un punto all’altro e che il mare permea del suo odore. Quella stessa aria che tocca sia deserti che ghiacciai. 

Cosa rappresenta per te quest'ultimo progetto, quali le tue aspettative, quali i tuoi timori, ammesso che ce ne siano?
Per me rappresenta un ennesimo inizio. Come un promemoria che metto sulla strada del mio andare avanti. Ho un sacco di punti di partenza sulla mia strada, tutti in sequenza. Il feeling che ho con questo libro è positivo e mi aspetto che piaccia a chi lo legge, è abbastanza eterogeneo ma non è un mucchio di versi infilati fra le pagine. Tocca vari aspetti del mio modo di sentire e di vivere, di pensare la vita.

Bene Andrea, giunti al termine del nostro incontro a "scritturati", saluto e ringrazio te ancora una volta per il tempo che ci hai concesso, saluto i lettori che spero abbiano trovato "singolare" il raccontarsi di Leonelli; è nostro solito chiedere un omaggio per quanti ci hanno seguito sinora, tu cosa regali e cosa lasci al nostro salotto letterario?
Lascio in ricordo due poesie, la prima, Una porta sempre chiusa, tratta da “Consumando i giorni con sguardi diversi”, e che potrete trovare anche nel booktrailer del libro. La seconda, Memorie incastonate, da “Penombre”

Una porta sempre chiusa

Una porta sempre chiusa
Un'immagine rubata
di prospettive segrete, perdute
Linearità morbosamente curve
spezzate da eventi tangenti
Soggetti astratti spalmati
su idee abbozzate
Volti anonimi, potenziali
Figure affilate, come coltelli
Improvvisamente
in sequenze veloci
convulsioni d'isterismi

D'un tratto poi
Il silenzioso nulla
che come vernice
gocciola rosso dal muro




Memorie incastonate

Porto sulla pelle
i segni di questa vita
così corta.
Cicatrici, tatuaggi,
memorie incastonate dentro di me,
e rese palesi dal mio non voler dimenticare.
Incido le pietre miliari della vita
su questa pelle consunta
dai giorni passati
e da quelli a venire.
Piogge hanno lavato la mia scorza,
il sole l'ha essiccata
rendendola scura e secca.
Una corteccia
su cui il tempo ha inciso
il suo scorrere.
Sono come il calendario
su cui il tempo
si diverte a disegnare.
Un diario di pelle che vive.








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