LE COSE COME STANNO
di Tina Caramanico - Officine Editoriali
Elena, donna separata, è
totalmente assorbita dal suo lavoro, per fortuna c’è Michela che fa la tata e
la sostituisce egregiamente nelle cura della casa e del lavoro; ma la notte
sogna di tornare mamma e di dedicarsi alla cura dei figli, per i quali ormai è
un estranea, mentre Michela è la loro vera mamma, quella Michela che si prende
cura di loro pensando al suo Misha, il figlio lontano… Zia Amalia è zitella e
vive schiava dei pregiudizi della sua condizione, tutti mal la sopportano, tranne la protagonista, sua
nipote,che ne è assolutamente entusiasta; muore anzitempo e nessuno la piange
perché è zitella, ma in realtà lei ha un segreto… ”Certo, rimasta sola sarà
stata distrutta, Zia Amalia, sarà stata disperata. Ma qualche cosa di dolce e
di buono quell’avventura nell’ignoto, quel sentimento scervellato io credo che
in lei lo abbia lasciato. Io so che
nelle amarene e nelle storie di zia Amalia c’era molto amore e c’era allegria.
Da qualche parte della sua vita e della sua memoria dovrà pur averli presi”.Maddalena è un’adolescente, con
tutti i problemi connessi allo sviluppo ormonale, ribelle , crea difficoltà in
famiglia, ma rimane sconvolta dalla morte del suo pesciolino rosso, rivelando
tutta la sua fragilità, mentre sta crescendo e le mestruazioni questo mese non
sono arrivate… Oggi è l’ultimo giorno di scuola, Alice si sente in una
dimensione estremamente positiva, sceglie abbigliamento e trucco , è contenta e
sicura di sé, poi scopre di avere un brufolo, di quelli depurpanti, addio
appuntamento con Mirko. Si nasconderà nel bagno quando la verrà a cercare.
Settembre… i brufoli sono peggiorati, ma
da una tragedia può nascere una sonora risata… Alessia ha perso un
bambino all’undicesima settimana, vive così con ansia indescrivibile la seconda
gravidanza, certa che le succederà di nuovo; alla visita ginecologica si vede
in ecografia una femminuccia… ”Alessia ora, seduta sul lettino, mescolava riso
e singhiozzi, disperazione e felicità. E la dottoressa, senza starci troppo a
pensare, fece una cosa che non le era mai venuta in mente di fare, in vent’anni
di professione, con nessun’altra paziente: la abbracciò”…
Nove racconti che si dipanano
così come sto rappresentando , storie comuni di gente di tutti i tipi: la donna
in carriera, la zitella, l’omosessuale, l’adolescente ribelle e quella
perfetta, l’uomo in grigio di fronte al mare, l’italo-australiano che ritorna,
il medico intriso di rabbia. Nove racconti brevi, anche brevissimi, che con
stile incisivo per il carattere essenziale e lapidario ti scavano dentro l’animo
, ti mettono a nudo, ti scarnificano , ti destrutturano quelle poche certezze
di cui ci ammantiamo per non disvelarci nella nostra verità più autentica. Le
storie sono diverse tra le di loro, alcune ti lasciano sospeso e vorresti
sapere come vadano a finire, ma poi
capisci che il filo rosso della narrazione è la precarietà dell’esistenza
umana, come precario è il tessuto dei racconti che vivono in una dimensione
sospesa in sintonia con l’anima del lettore e probabilmente dell’autrice che ha
lo scopo di scoprire la verità che per definizione resta nascosta tra le pieghe
della vita. Così i personaggi si rivelano diversi da quello che pensavano di
essere, a volte anche migliori delle aspettative, ma tutti in ogni caso
smascherati, disillusi, posti di fronte a quella verità che si apre ai loro
occhi come dopo la caduta del velo di Maya. Ma lo specchio della nostra anima
ci inganna e ci fugge, e questo spiega la brevità dei racconti, perché i
protagonisti sono persone vere, persi nella loro quotidianità che nella frazione di un momento si rivelano a se
stessi nei loro punti di forza e di fragilità. Il “conosci te stesso” ha sempre
qualcosa di tragico, e una venatura tragica l’ho avvertita leggendo e mi sono
ricordata delle famose parole di Edipo re: “ Nella frazione di un giorno ti
rivelerai a te stesso”.
Giovanna Albi
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