UNA BUONA STELLA
di Francesco De Giorgi - Lupo editore 2013
Il romanzo di Francesco de Giorgi Una buona stella è
ambientato a Gallipoli, ma non aspettatevi un romanzo di celebrazione delle bellezze del Salento, su di questo
hanno già scritto in molti e bene, vi troverete davanti un testo sul dolore del
vivere, senza nascondere nulla sulle contraddizioni di quella terra, così
luminosa e frequentata d’estate, così triste e malinconica d’inverno.
Eppure anche d’estate
Gallipoli può essere irrespirabile per chi conduce una vita tapina, monotona e
ripetitiva e impregnata di malessere.
Franco Quadriglia Il protagonista, è un semplice impiegato
comunale: conduce un’esistenza ordinaria alla perenne ricerca di una sua
stella, di quella situazione che possa cambiargli la vita e sottrarlo al “male
di vivere”; la cerca anche la notte di San Lorenzo e si convince che c’è una
chance anche per lui.
Lui che è lo “scemo del villaggio”l’inetto, quello a cui
manca qualche rotella, lui che deve aver subito qualche trauma da piccolo, lui
al quale qualcosa di tragico è capitato certamente. Eppure ha una marcia in
più, un modo disincantato e vero di vedere il mondo,sembra l’”inetto” sveviano
che un giorno salirà sul monte più alto ad illuminare l’umanità con la sua
percezione del mondo. Sembra uno svalvolato, ma il realtà ha capito come va il
mondo: esattamente il contrario di come dovrebbe andare. Perché se le cose
andassero per il verso giusto lui sarebbe sposato con Carmela, il sogno di una
vita, e non esiterebbe Luigi Pardi, un idiota sposato proprio con quella donna
che ama, i ragazzi non snifferebbero cocaina per trovare l’ebbrezza di un
momento né si rifuggirebbero in rapporti occasionali. I panettieri farebbero le
baguette e non sarebbero spacciatori di droga, e le fanciulle sarebbero
consapevoli della loro femminilità e non si svenderebbero nei mercatini delle
discoteche.
Una realtà amara ma vera, non dissimile da quella
tratteggiata da U. Galimberti nel noto saggio L’Ospite inquietante. Il
Nichilismo. In questo mercimonio del tutto, in questa bancarella delle
emozioni, il vero ospite è appunto il Nichilismo che coinvolge i giovani e i
meno giovani, che si fanno tatuare per
affermare una personalità che di fatto manca. Il tatuaggio è un tentativo di
segnare il proprio corpo per far mostra di sé, mentre un vuoto inquietante
attraversa l’essere umano. Allora il Salento non è la terra del sole, del mare,
della pizzica,ma è un paese come tanti in Italia, né più né meno coinvolta
dalla medesima crisi di valori. In questa realtà disarmante si muove Franco,
ben consapevole di avere molti conoscenti, ma nessun amico,tranne Carmela,
l’unica che si presenta compunta al funerale di sua madre, mentre gli altri
sono estranei al suo dolore e sono lì solo per convenzione sociale.
Alla fine incontrerà la sua stella, che, per puro destino,
proprio Stella si chiama,giovanissima e bellissima albanese sfuggita al racket
della prostituzione. Ma anche qui le cose non vanno come dovrebbero, minacciate
dalla malavita e tracollate per l’imprudente impulsività di Franco stesso.
Un romanzo vero, che ti lascia l’amaro in bocca, ma ti
riconcilia col piacere della scrittura, scorrevole, asciutta, virile e
coraggiosa, come di chi sa guardarsi dentro, allontanando dalla prosa come
dalla vita gli orpelli retorici e puntando dritto al cuore del problema:
l’Italia sta attraversando una crisi devastante a tutti i livelli, Gallipoli
non è un’oasi felice, ma in questa crisi ci sta dentro fino al collo. Eppure
resta la speranza…
Giovanna Albi
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