LO SCOPATORE DI ANIME
di Pablo T - Atermillennium della
David and Matthaus Edizioni
Non sarà la mia una recensione che veste di panni soliti, non mi
avvalgo di nessun titolo di cui tanti
vogliono vestire, concedetemi l'ironia; sono un autore che ama il semplice e
per me nessun famoso è Famoso, chi mi conosce sà cosa voglio
intendere, lasciamo agli altri i titoli e anche il piacere di
apparire senza aver nulla da dire. Ma questo è altro argomento.
Ho seguito sin da subito il percorso di Pablo T, è uno di quegli
autori che pur stando in silenzio e trattenersi dietro le quinte, impone il suo
gran carattere con i forti messaggi che continuamente manda attraverso i suoi
scritti.
Lo scopatore di anime, un libro, un manifesto più che altro vuole essere, dichiarò
l'autore in una delle sue interviste, è uno scritto che ti scopa l'anima e lo
fa nel senso buono dell'intenzione stessa, beh io mi sono lasciato andare nella
lettura di questo libro ed ho abbandonato ogni aspettativa affinché le parole
delle sue pagine fottessero la mia anima portandomi in quello che realmente
vogliono denunciare.
Non racconterò nulla della trama di questo libro se non qualche
breve accenno, perché credo che nulla può esser detto se non prima letto, vi
sono le recensioni illustrative, quelle che anticipano o quanto meno regalano
un'infarinatura del testo, ma non lo sarà questa e non lo diventerà la mia,
almeno non per questo testo.
Sin dall'inizio Pablo T non conosce mezze misure, riempie pagine di
principi condivisibili dalla fetta grossa di questa popolazione rassegnata,
denuncia il voler demolire ed abbattere definitivamente e con ogni mezzo di misura
ragionevole quelle mura di merda che occultano e uccidono la razza umana, tra
le peggiori a cui si possa appartenere, individui che si sorreggono sulle sole
due zampe in un mondo diffamato dalla più misera delle menti viventi, un
catalogarsi di personalità sporca perché indegna di esser chiamata tale.
Un libro lercio, potrebbero pensare i falsi perbenisti, di quelli
scandalosi che imbrattano le pagine di un raccolto, l'alta borghesia, quelli
dei piani alti, sofisticati e pieni d'ipocrisia, definirebbe questo testo in
chissà quale modo pur di non riconoscersi nella specie più indefinibile di cui
l'autore racconta, battezza e sbatte sulla carta, una verità scomoda in quanto
affollata dagli "invertebrati".
Io trovo questo un documento, un vero e proprio manifesto, che
denuncia quanto di più autentico una mente sana riesce a vedere in quest'oblio
di anime perdute, dando a noi la convinzione di ritrovarci in "un
mattatoio per i diversi".
Un percorso raccontato da una persona innanzitutto e poi da un autore,
scaraventa con se il lettore che scorre con gli occhi le pagine de Lo scopatore di anime, irruente, forse,
ma con quel carattere forte di cui accennavo prima, è come se fisicamente vi
ritrovaste a vivere nelle parole scritte in queste pagine, ma più
che altro mi piace pensare che ci si ritrova in quello che scrive l'autore lasciando la possibilità di riconoscersi, a mio avviso è un libro con il quale
Pablo T riesce realmente a scoparsi le anime.
Diverse sono le pagine che hanno colto la mia particolare
attenzione, ma la sensibilità me la sono vista e riconosciuta in questo stralcio
che vengo a riportare:
[…] La Poesia, quella autentica, quella eterna, nasceva dalle
tempeste, dal buio, dalle distanze, dalla pioggia e dal sole ritrovato. Chi non
conosceva tutto questo, poteva scrivere di poesia, ma non sarebbe riuscito mai a farla rivivere nella mente degli altri. Sì, perchè negarlo, ai giorni vuoti
dei bigotti, preferivo le notti dei poeti, colme di vino e d’insolenza. Vivevo
così: dondolandomi sulla schiena della vita. […].
“Dondolandomi sulla schiena
della vita”, già è proprio qua che l’autore ricrea
l’immagine perfetta di colui che "è” ma non vede tanti altri "esser tali” con
cui poter condividere a pieno quanto ridicolizza la vita.
Trovo bella la scelta della struttura scheletrica di questo libro, la
parte iniziale è quella più intensa, quella forte, le pagine vincenti mi piace
definirle, è la riflessione d’impatto che cattura tutta l’attenzione del
lettore, e lo rende piacevolmente schiavo di una lettura che dovrà
assolutamente portare al termine; segue poi il corpo e quindi il romanzare che
l’autore propone ne Lo scopatore di
anime, una storia che prende ed emoziona, che insolitamente racconta al
crudo e senza fumeggiar nulla, nemmeno l’arrosto di una storia fitta di
emozioni e di sentimenti nascosti dietro la durezza del linguaggio arrabbiato cui
l’autore usa per stile.
Ruba il mio pensiero di essenza
Al, sì quel vecchio barbone che
urla di quanto realmente penso e sono tutti i giorni, ma non perché io vorrei essere un
barbone, mi piacerebbe molto esser tale, un cittadino del mondo, bensì
per quanto le sue parole hanno colto il senso essenziale della vita, anch’io mi sento un Al, riporto lo stralcio a cui faccio riferimento:
[…] Al, a un tratto, si fece serio, quasi scuro in volto.
<<Non piaccio alla brava gente, quella gente pulita con sorrisi simili a
macchine per fottere, perché parlo come la gente sporca e frequento gente ancora
più lercia. Ed ecco spiegato il motivo del perché loro non piacciono a me: sono talmente candidi da essere trasparenti, non riesco proprio a vederli.>>
<<Piaci a me, Al.>>
Il padrone della panchina sotto casa riprese fiato, dopo l’ennesima
poppata alcolica. Si accese una cicca e, urlando, si rivolse ai passanti.
<<Volete poter dire di avere annusato la passione della vita
anche solo per un momento? Non osservate la luna. Troppo inflazionata.
Contemplate le panchine. Vi confesso di essere felice>> disse.
<<Guardatemi, sono un uomo davvero fortunato. A differenza di chi ha
denaro e potere. Chi mi sta accanto, adesso>> indicando la mia persona,
<<lo fa solo perché vuole la mia compagnia e, in cambio, mi dà il suo
calore, senza nulla a pretendere.>> […]
Come non condividere questo pensiero, come non citarlo dopo averne
vestito il senso che tra l’altro vivo tutti i giorni per un nuovo giorno, Pablo
T rompe gli schemi e raddrizza quelle schiene accomodate da una rassegnazione
assurda che non può esser tale se si ha una coscienza, se si è realmente vivi,
se si è dediti ad osservare il senso delle cose e non dell’apparenza; una
missione difficile, ma niente è impossibile e tutti, davvero tutti, dovremmo
iniziare a pensare che “cambiare” si può.
La vecchia proprietaria, il vecchio coinquilino solitario, Nadine
la puttana pazza, Gerard l’omosessuale convinto di soffrire di bipolarismo, Regina la donna consumata ed amata, Rendiè il finto protagonista che si rende
tale attraverso le storie di tutti gli altri; sono tutti protagonisti della propria storia e tutti insieme raccontano Rendiè, l'uomo ovvero il vero uomo che respira di vita.
Trovo il cuore del libro nel Sesto capitolo, intenso e di
inestimabile spessore emotivo, un vero orgasmo viscerale. Potrei riportare
tantissimi altri stralci che hanno colpito la mia lettura rendendola dipendente
almeno fino alla fine del libro, potrei, certo, riportarvi l’intero libro
volendo, ma non sarebbe impresa facile e comunque non potrei togliere il
piacere ai lettori di buon gusto di recarsi in libreria per comprarlo e portarlo a casa, è un testo che merita tutta l’attenzione della
letteratura contemporanea, spacca gli schemi con un linguaggio “rivoluzionario”
ma soprattutto lascia un obiettivo scuotendo le coscienze.
E’ dunque questa la mia opinione sul Manifesto, un libro che
scomodamente smuove le coscienze e poi riporta la storia che ha da raccontare,
un autore che ruggisce Pablo T e poco lascia all’interpretazione se non alla
condivisione dell’essere vestendo di se stessi, cuce le sue pagine sull’anima ed
indelebili come un tatuaggio rende ogni parola che si fonde con l’inchiostro,
tutto è raccolto in un solo corpo, il libro, il manifesto, Lo scopatore di anime.
Vincenzo
Monfregola
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