AL DI LA' DELL'INFINITO
di Marina Lovato - EGO di
David and Matthaus Edizioni
Piacevolmente sorpreso nel
leggere la silloge di Marina Lovato, mi è sin dai primi versi stato chiaro che
l'autrice ha personalità, il suo poetare non è comune, metrica sciolta e disinvolta
nella piena espressione concettuale, questo avviene quando si leggono poesie
scritte e dettate dall'anima, di quelle per niente costruite, si tratta di quei
versi che raccontano velando un mondo che appartiene al proprio essere
nel mondo.
Nella silloge ci si perde in
liriche che novellano e declamano l'amore, per quanto delicatamente mascherato,
nei confronti di tutto quello che appartiene in questa vita all'autrice, ella
cattura i dettagli di una giornata, rende padrona l'emozione e sovrano diventa il regalo
che le porta, qualsiasi sia la sua entità.
La prima poesia è la prova che
l'autrice sceglie di portarci nel suo "vivere", dal titolo A mia
madre, i versi lasciano sin da subito intendere quale sia il suo
punto di riferimento, quale la fonte primaria che dà origine al senso di tutto
quanto nella sua vita. Profonda e piena d'amore, è una lirica all'altezza di aprire ed
inaugurare una lettura a fiato pieno di Al
di là dell'infinito: […]Ami le tue figlie e le hai fatte
diventare donne/un ringraziamento andrebbe per ogni notte passata insonne,/le
hai accompagnate alla cresima per non abbandonarle all'oblio/e, poi, le hai
lasciate libere di credere o meno in Dio.[…]. Versi che non hanno
bisogno di essere interpretati, non esiste parafasi se non quella esplicitamente
dichiarata dall'autrice stessa.
Seguono liriche a mio avviso di inconsueta
armonia, in quanto non sempre è tutto palesemente dichiarato, l'autrice Marina Lovato racconta in modo velato le proprie emozioni, è il
caso di Fugacità:
Tin… Tin… Tin.../Il tempo,
lento/ scandisce i battiti del mio cuore./Tin… Tin… Tin...//Dormi adesso, solo
il futuro/Potremmo ancora giocare,/urlare, sognare.//In questo tunnel
infinito/nasce, calda e irrequieta,/la fiamma dell'amore.//Alla finestra,/un
volto sconosciuto,/appare riflesso./Osservo qualche foto/ormai
sbiadita.//Tin…Tin…Tin…/il tempo scorre./Mi lascio cullare/dai pensieri,/dalle
paure,/dalle passioni.
Gli insoliti versi di Lovato raccontano, profonda è la chiave di lettura per chi riesce a trovarla e dare il vero senso alle parole dell'autrice che si regala il tempo, l'amore,
gli agenti esterni, il viversi; sono gli occhi attenti che svestono
l'invisibile e materializzano in versi tutto quello che l'anima "è".
Marina Lovato scrive parole di
cuore, versi di pancia li chiamo io, pur essendo di impeccabile precisione se
di questo stile si vuole raccontare il proprio poetare, è disinvolta e parla con lo spessore
delle parole non badando al lessico prestigioso, ama darsi ai lettori così
come vive se stessa nel suo tempo.
Al di là dell'infinito è una raccolta di pensieri
nello spazio temporale, vi sono a piè di pagina alcune note che riportano le
date di riferimento riguardo la nascita di alcune sue poesie, adoro quando si
rimembra in qualche modo l'origine dei propri versi, questo è darsi al lettore
completamente, regalare loro una lettura che non bada alla forma precisa e
terribilmente perfetta, è rivolta al lettore che non usa il
"righello" per misurare la lunghezza dei versi e porta con sé il vocabolario
dei sinonimi, per ricercare il termine che scintilla, l'autrice regala ai
propri lettori l'autenticità dei suoi versi nati esattamente come li leggiamo.
Vincenzo Monfregola
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