a cura di Vincenzo Monfregola
Manuela Minelli, racconta di un’attività giornalistica iniziata
trent’anni fa, collaborando con inchieste, réportage turistici, interviste,
articoli di costume e moda a quotidiani come “Il Messaggero”; “La Repubblica”
“Il Tempo”; “Paese Sera”; “Qui Roma” (“La Stampa”) e a settimanali, mensili e
periodici di importanza nazionale.
Ha intervistato
personaggi del mondo dello spettacolo quali Phil Collins, Eros Ramazzotti,
Ornella Muti, Gigi Proietti, Ugo Tognazzi, Oliviero Toscani, Michele Placido,
Meryl Streep, Isabella Rossellini, Nancy
Brilli, Giorgia, Piero Pelù, Philippe Leroy, Luciano De Crescenzo, Christian De
Sica, Isabella Ferrari, Luciana Littizzetto, Michele Cocuzza, Licia Colò,
un’infinita serie di scrittori e tanti altri.
Ha redatto articoli
per la rivista letteraria “Confini” e curato la redazione di tutte le
informative fashion e beauty, nonché i testi di moda e bellezza per la rivista
internazionale "Italian Life".
Durante
tutta l’attività giornalistica ha pubblicato circa 900 articoli.
Una carriera di
inestimabile professionalità quella della scrittrice Minelli, carriera non solo
ferma a quanto appena accennato avremmo pagine e pagine da aggiungere per
riportarvi quanto ha dato alla letteratura contemporanea, svariati i suoi
successi in romanzi, tante le pubblicazioni ritroviamo infatti “C’è odore di cuore”, pubblicato da
Giraldi Editore (2007), ha pubblicato il romanzo “Epistolario erotico tra due internauti sconosciuti” per Giovane Holden
Editore (Aprile 2012), la silloge di poesie illustrata “I Mestieri delle Gatte-Gattosìe e Miciastrocche” per La Vita
Felice Edizioni (Febbraio 2013) e il libro
“Femmine che mai vorreste come amiche” per La Vita Felice Edizioni (Marzo
2014).
Nel Febbraio 2012
alcuni suoi “Drabbles” (mini
racconti di 100 parole esatte) sono stati pubblicati nell’antologia “The EroticDrabbles”, Damster Editore.
Sta lavorando ad un
terzo romanzo che racconta la storia di fuga di una ragazzina, sullo sfondo
della guerra dei Balcani. E’ stata vincitrice
con il racconto “Ricci di testa e ricci
di mare” dell’edizione 2009 del Premio Internazionale di Narrativa e Poesia
“Città di Campi Bisenzio”.
Onorato di averla
oggi ospite ad Ego Magazine, lieto di aver avuto il suo assenso per rilasciare
questa intervista.
- Salve Manuela, una biografia veramente ricchissima, la
trovo un vulcano di energia positiva che lascia un piacevole retrogusto di
armonia per il variegato di colori della sua professione, la prima domanda che
voglio porle è quando Manuela Minelli ha chiaro di ciò che vuole essere nel
tempo, e soprattutto come e dove ha vissuto la sua adolescenza?
In realtà non che io
abbia granché chiaro cosa voglia essere nel tempo. Diciamo che nasco come
giornalista, ma poi è capitato che mi sia ritrovata anche scrittrice. I
percorsi della Vita sono assolutamente imprevedibili. Se parliamo di tempo futuro, anche lontano,
mi piace pensare che oltre a due figli e tanti ricordi belli e buoni (speriamo
almeno…) di me, lascerò anche dei libri. Chissà che qualcuno, tra cento anni,
rovistando magari in una di quelle antiche librerie (ma ce ne saranno ancora
tra cento anni? O saranno sostituite da mega shopping center futuristici dove i
libri si leggono su schermi aerei inconsistenti e galleggianti nell’aria?)
quelle dove si nascondono piccoli tesori letterari
dimenticati, dove puoi trovare quel libro di un’edizione ormai introvabile,
quel qualcuno dicevo, possa trovare uno dei miei libri, e soffiando via la
polvere dalla copertina, cominci a sfogliarlo, poi a leggerlo. Questa è la mia personale
visione di immortalità.
La mia infanzia e adolescenza l’ho vissute ad Ostia, il più bel
quartiere di Roma, di fronte al mare, con la più grande pineta d’Europa alle
spalle, quella di Castelfusano, dove, quando ancora termini come ecologia, ambiente, passeggiate
naturalistiche erano concetti astratti, i miei genitori mi portavano a giocare,
passeggiare, andare in bicicletta, raccogliere pinoli, cercare funghi, asparagi
e pungitopo per Natale. Sono cresciuta con la passione per il mare, che poi mi
ha portato a cercarlo sempre, in Italia e nel mondo, e per le passeggiate nella
Natura. Poi la passione per la danza, per la moda, per il cinema, le comitive,
tanti amici, insomma per rispondere alla domanda, un’adolescenza spensierata in
compagnia di tanti amici, di cui molti sono gli stessi di oggi.
Quanto ha aiutato la sua determinazione per gli
obbiettivi raggiunti?
Fondamentalmente
sono una tipa abbastanza incostante eppure, se credo fermamente in qualcosa,
divento tenace e non mi arrendo finché
non le ho provate tutte (le case editrici, nel caso specifico) e non ho
avuto la risposta che volevo. Purtroppo - ma di questi tempi anche per fortuna
- non faccio solo la scrittrice, perché si sa che solo con la scrittura non ci si
mangia, così la determinazione mi ha
portata a pubblicare solo dopo diversi anni che i libri erano ultimati. Cercavo
l’editore giusto per le mie storie. Non volevo scendere a compromessi con case
editrici a pagamento che spillano cifre assurde e poi non distribuiscono, non
avevo fretta, il mio nome stampato l’avevo già visto centinaia di volte sotto
gli articoli, non mi interessava quello, sapevo che prima o poi il mio libro
l’avrei pubblicato, ma la determinazione mi è servita per trovare case editrici
che, pur non essendo multinazionali dell’editoria, hanno pubblicato e
distribuito i miei libri in maniera professionale.
Ahahah…carina
questa…non mi sento una donna in
carriera, casomai una donna in cOrriera,
nel senso, che corro, da sempre. Due lavori, talvolta tre, due figli, gli
animali domestici, la casa, gli affetti, gli amici, lo sport e bisogna correre
per incastrare tutte le cose della Vita. Sperando che non ci siano intoppi e
imprevisti che rallentano la corsa oltretutto. La priorità sono stati sempre i
miei figli, tutto il resto arrivava dopo, ma volevo comunque farcelo stare. Da
qui le corse. Ma questo è mal comune del 98% del genere femminile. Tutti e
quattro i miei libri parlano di questo. Non voglio fare la femminista, ma
ancora oggi quello che la società richiede ad una donna, mamma, lavoratrice non
lo richiede ad un uomo che, per tradizione e cultura, soprattutto italiane, è
molto più libero di correre appresso alla carriera. E casomai raggiungere
posizioni di rilievo. Anni fa questa cosa mi faceva imbestialire, oggi, con la
maturità e i figli che hanno trovato la loro strada, mi costringo (perché
quando una si è abituata e ne ha fato uno stile di vita, è pure diffcile) a
rallentare i ritmi. Medito, pratico yoga, ho capito che talvolta per arrivare
da qualche parte bisogna prima fermarsi.
- Quanto di lei è mutato nella sua arte dalla
pubblicazione di "C'è odore di cuore" a "Femmine che mai
vorreste come amiche"?
Questo non devo
dirlo io. Ma all’esordio del mio ultimo libro, la relatrice Cinzia Marulli, poetessa e curatrice di collane editoriali, una
professionista della Cultura, ha affermato che nelle mie pubblicazioni è evidente un’evoluzione, importante e positiva, del linguaggio, della
costruzione letteraria, dell’introspezione
psicologica, c’è un uso della lingua innovativo, paragonando lo stile di
questo mio ultimo libro di racconti “Femmine che mai vorreste come amiche” a
quello di Ettore Smith, Italo Svevo, addirittura ad Alice Munro, Premio Nobel
per la Letteratura dello scorso anno. Io sono rimasta basita, lusingata e
ovviamente la cosa mi ha fatto un piacere enorme, facendo impennare la mia
autostima che spesso è latitante.
(PUOI ASCOLTARLO QUI: http://www.youtube.com/watch?v=Pt89-Mx3lec)
- Donna e Femmina, qual' è la differenza e se c'è, quale
delle due prevale oggi?
Certo che c’è la
differenza. La Donna è la Femmina dell’essere umano, mentre la Femmina è il
genere femminile nel regno animale, ma anche vegetale. In tal senso la Femmina
è più selvaggia, più animale, anche più istintiva di una Donna. Il discorso
sarebbe ampio. Donna dal latino Domina, ovvero Signora. Ma poi si parla di
Femmine Dominatrici, e Donne Femminili. Il termine Femmina richiama alla
sessualità, alla parte istintiva, animale, che è in ogni essere di sesso
femminile. E non sarebbe diversa la differenza tra Uomo e Maschio. Ma Femmina
non è solo sensualità, bensì anche la difesa della prole, del cibo, del
territorio. E gentilezza, delicatezza, propensione alla cura, soavità della
voce, degli atteggiamenti. I comportamenti della Donna e della Femmina sono
diversi, ma coesistono, non si è mai solo l’una o l’altra. Questa nostra
società perbenista ci vuole Donne, ma è di vitale importanza salvaguardare la parte
femminile, per fortuna ogni essere è un misto di entrambe le parti, quella
primordiale e quella smussata dalla società. In ogni Donna c’è una Femmina e
viceversa. E anche in ogni uomo, c’è la parte femminile, che spesso è quella di
cui noi donne ci innamoriamo, mentre tanti uomini tendono a nasconderla temendo
di sembrare appunto, poco maschi. In definitiva la cosa straordinaria è che
ogni essere umano ha tante e tante sfaccettature, per fortuna! Altrimenti
saremmo tutti uguali, sai che noia!
Quale delle due
prevale oggi? Abbiamo appena detto che ognuno è diverso, in alcuni esseri umani
prevale più la femmina, fatalona, ammiccante, ammaliatrice, se si arrabbia
diventa un’erinni. In altre la Donna, elegante, un po’ algida, che tiene sopita
la sua parte femminile perché “non sta
bene” mostrarla.
Le protagoniste di
questo mio ultimo libro sono Femmine e non Donne, proprio per i suddetti
motivi.
- "Femmine che mai vorreste come amiche" il suo
ultimo libro, una raccolta di racconti che già dal titolo trovo originale,
vuole parlarcene? Cosa denunciano le pagine di questo libro, cosa devono
aspettarsi i lettori che si accingono alla lettura?
Non è un libro di
denuncia a meno che non vogliamo denunciare
o meglio enunciare che dietro
ogni criminale c’è una storia di vita. Le femmine dei miei racconti, non
uccidono né si autopuniscono a caso. Si difendono, sono vittime prima che
carnefici. Ma questo NON vuole certo essere un incitamento alla violenza. Sono
solo storie, talvolta surreali, è un po’ un guardare cosa c’è dietro ad un
crimine, ad una storia di anoressia o di follia. Lo spunto nasce dalla
drammatica serie di crimini contro le donne (troppo abusato il termine
femminicidi). Sintetizzando direi che questo libro è una vendetta letteraria. Piacerà, credo, agli amanti del thriller
psicologico e a coloro che vogliono andare oltre al fatto nudo e crudo.
Raccontato così poi sembra qualcosa di terrificante, ma c’è anche una buona
dose di ironia, perché c’è sempre un rovescio della medaglia e perché sentivo
l’esigenza di sdrammatizzare.
- Mi dia tre aggettivi e per ognuno associ una delle sue
esperienze nella letteratura contemporanea.
Evocativo,
Psicologico, Ironico. Però non ho capito se devo associarli a libri letti o a
quelli scritti.
Attendo
precisazione. Se no possiamo anche bypassare la domanda.
- Bene Manuela siamo giunti al termine di questo nostro
incontro, è mia abitudine chiedere un omaggio ai lettori dagli ospiti del mio
"salotto letterario" su Scritturati, nel salutarla e ringraziarla
ancora una volta per la sua disponibilità, le chiedo proprio questo: cosa
lascia ai nostri lettori?
Sono io che
ringrazio “Scritturati” per avermi dato l’opportunità di un’intervista così
approfondita. Ai lettori, ed anche a coloro che leggeranno “Femmine che mai vorreste come amiche”,
voglio lasciare una piccola storia zen, che tanto mi piace e che offre un interessante
spunto di meditazione. Questa:
“C'era una volta un ragazzo dal carattere molto
difficile.
Si accendeva facilmente, era rissoso
e attaccabrighe.
Un giorno suo padre gli consegnò un
sacchetto di chiodi, invitandolo a piantare un chiodo nella palizzata che
recintava il loro cortile tutte le volte che si arrabbiava con qualcuno.
Il primo giorno, il ragazzo piantò trentotto chiodi.
Il primo giorno, il ragazzo piantò trentotto chiodi.
Con il
passare del tempo, comprese che era più facile controllare la sua ira che
piantare chiodi e, parecchie settimane dopo, una sera, disse a suo padre che
quel giorno non si era arrabbiato con nessuno.
Il padre gli disse: "È molto bello. Adesso togli dalla palizzata un chiodo per ogni giorno in cui non ti arrabbi con nessuno".
Il padre gli disse: "È molto bello. Adesso togli dalla palizzata un chiodo per ogni giorno in cui non ti arrabbi con nessuno".
Dopo un
po' di tempo, il ragazzo poté dire a suo padre che aveva tolto tutti i chiodi.
Il padre allora lo prese per mano, lo condusse di fronte alla palizzata e gli disse: "Figlio mio, questo è molto bello, però guarda, la palizzata è piena di buchi. Il legno non sarà mai più come prima. Quando dici qualcosa mentre sei in preda all'ira, provochi nelle persone a cui vuoi bene ferite simili a questi buchi. E per quante volte tu chieda scusa, le ferite rimangono".
Il padre allora lo prese per mano, lo condusse di fronte alla palizzata e gli disse: "Figlio mio, questo è molto bello, però guarda, la palizzata è piena di buchi. Il legno non sarà mai più come prima. Quando dici qualcosa mentre sei in preda all'ira, provochi nelle persone a cui vuoi bene ferite simili a questi buchi. E per quante volte tu chieda scusa, le ferite rimangono".
Nessun commento:
Posta un commento