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giovedì 29 ottobre 2015

Al «Bar»: arte, bellezza e design in mostra - dal Corriere della sera, di Lauretta Colonnelli.

L’Archivio centrale dello Stato ospita bozzetti, fotografie, disegni Architettura, cibo e design del ’900 con i progetti di Fiorini, Minissi, Valente.

Nell’anno dell’Expo c’è anche chi ha pensato a celebrare il bar. Lo fa con una mostra l’Archivio centrale dello Stato (Piazzale degli Archivi, 27), che presenta fino all’8 dicembre oltre quattrocentocinquanta documenti, tra progetti, fotografie, disegni, bozzetti, estratti dai suoi centoventi chilometri di carte. «BAR» diventa, nel titolo dell’esposizione, acronimo di Bellezza, Arte, Ristoro. Il sottotitolo aggiunge: «Architettura, cibo e design nell’Italia del ’900».

Un aperitivo per Depero
È infatti nel secolo appena passato che si diffonde in Italia questa tipologia di locale, da non confondere con il caffè, di sapore illuminista, dove fin dal Settecento la nera bevanda importata dai turchi si gustava nel corso di lunghe conversazioni sui divanetti di velluto. Al bar si sta in piedi e si consuma velocemente: un cappuccino, un drink, uno spuntino. In un ambiente quasi sempre affollato. «Ma nessuno pensa mai alle lunghe filiere che concorrono alla vita di un bar», fa notare Eugenio Lo Sardo, direttore dell’Archivio e ideatore della mostra. «C’è l’architetto che disegna il luogo e sceglie gli arredi. Le industrie e i designer che offrono le macchine per il caffè espresso, i frigoriferi, i tostapane. Gli artisti che danno forma e colore ai bicchieri, alle bottiglie, alle tazze. E altri che elaborano splendide etichette rimaste nella storia del costume». Ed ecco sfilare i progetti di bar disegnati all’inizio del secolo scorso da grandi architetti come Guido Fiorini, Alberto Gatti, Mario Marchi, Plinio Marconi, Franco Minissi, Francesco Palpacelli, Antonio Valente. Bar con banconi sinuosi, vetrate e vetrine, piscine, decorazioni futuriste. Dall’Ufficio italiano brevetti e marchi escono fogli, come il disegno di Fortunato Depero per la bottiglietta di un celebre aperitivo, che raccontano la storia del made in Italy prima che ne esistesse il concetto.

I lavori del «detenuto sovversivo» Carlo Levi
L’eleganza del segno e l’ironia dei disegnatori futuristi si ritrovano anche nei bozzetti eseguiti per la storica agenzia Maga, fondata a Bologna nel 1920 da Giuseppe Magagnoli, il primo pubblicitario italiano. Ci sono infine le opere commissionate a metà degli anni Trenta ai grandi artisti per l’Esposizione universale di Roma, prevista nel 1942 e mai realizzata a causa dello scoppio della guerra. Tra i bozzetti di Afro Basaldella, Angelo Canevari, Achille Funi, ci sono anche alcuni disegni di Carlo Levi, ma non furono richiesti dal regime. Sono conservati al ministero di Grazia e Giustizia, sotto la voce «Fascicoli personali di detenuti sovversivi». Il pittore li eseguì in carcere a Torino, nella primavera del 1934, dopo l’arresto per la sua adesione al movimento Giustizia e Libertà. Ritraggono pezzi di pane, un’arancia, una mela, una fettina di formaggio. Tracciati con inchiostro diluito su frammenti di carta da imballaggio marroncina, grigia, rosa, avorio, verde. La mattina della liberazione Levi rivolse la domanda per ottenere «la restituzione di alcuni disegni eseguiti con mezzi di fortuna durante la sua detenzione». La risposta fu negativa, perché i disegni «sono stati redatti clandestinamente ed hanno formato oggetto di sequestro».

Fonte: Corriere della Sera



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