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sabato 7 novembre 2015

DANZA MACABRA di Riccardo Iannuccelli - Vincenzo Monfregola recensisce i suoi versi

DANZA MACABRA: 
UNA SILLOGE ELEGANTE.
a cura di Vincenzo Monfregola

Trovo la nuova raccolta di Riccardo Iannuccelli una vera prelibatezza per le letture raffinate, sono stato rapito da un verseggiare mai scontato e, pur conoscendo l'autore dalla silloge ARCHEOLOGIA DEI SENSI, riconosco che non ha deluso le mie aspettative.

E' sempre una nuova scoperta quando si leggono le poesie di Iannuccelli, DANZA MACABRA anticipa già dal titolo che non si inizia per niente una lettura improntata sui soliti canoni sdolcinati, ci sono riferimenti gotici che si alternano con l'horror, sangue e corpi senza vita raccontano il mistero di un poetare che porta all'interpretazione assoluta per ogni suo verso.
Sono poesie brevi, quasi galoppanti nella loro personale scioltezza e non devote ad alcuno schema, sono versi autentici improntati sulla unica dottrina che accettano e sposano un solo compromesso, dividersi il risultato con l'arte del parolare.
Quello che adoro di questo poeta è la chiara impronta personale, i suoi versi si riconoscono per lo stile inconfondibile, Iannuccelli riesce a non confondersi nella banalità del classico "quant'è bello l'amore", la sua penna diventa leggera sulla carta quando, in versi, racconta quello che gli occhi sognano.
Particolarmente diventa poesia PRATOLINA DI CAMPO: [...] Corpi mutilati/indossano il frak/delle grandi occasioni/occhieggiando tra la ressa,/Si lasciano sedurre/dalle melodie dei convitati./Ingiurie e maledicenze. [...]

Affascinante la scelta dei titoli, singolare associar loro a fiori e colori che di contrasto al corpo delle poesie rendono viva la sorpresa dell'interpretazione, Tulipano rosso cupo - Narciso bianco - Gerbera arancio - Lilium giallo paglierino, e così per tutta la silloge.

Ma a prescindere dalla particolare bellezza delle sue poesie, Iannuccelli, porta ai lettori un grido di gioia in mezzo alla morte, singolare infatti GIRASOLE GIALLO ORO: [...] Un incendio di capelli/geme/tra i pallidi abbandoni/della tua schiena/di madreperla.//Il reliquiario/delle mie ossa mature/ascolta muto.//Tra i tuoi fianchi/i miei occhi/fioriscono. [...], ma ancora in BIANCANEVE BIANCO l'autore riesce a materializzare quanto la sua immaginazione racconta, su di un palcoscenico di un antico teatro sotto i riflettori viene esposto il dipinto più bello in parole: [...] Li ho cercati/tra i drappeggi insanguinati/delle tue labbra mature.//Le mie ossa mormorano/tra i salici.[...].

Ricorrenti alcune metafore che diventano fondamentali per alcune poesie, vere e proprie radici robuste dei versi più profondi, i seni per esempio mi fanno pensare sì ad un'arma di seduzione, magari quella usata dalla musa ispiratrice Lilith - erede unica di tutta la silloge - ma ciò non esclude il ritorno continuo alle origini, infatti l'autore ringrazia la madre per l'educazione che ella gli ha trasmesso per il culto dell'arte.


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