LA COESIONE PERFETTA
a cura di Vincenzo Monfregola
Presidente dell'Associazione Culturale Poesie Metropolitane e ora
anche autrice di "Monologo di un abbandono". Decisamente arte mi
verrebbe da dire in modo diretto, ma di cosa veste l'anima della Rosa di tutti
i giorni?
Buongiorno a tutti “Poesie Metropolitane” così come “Monologo di un abbandono” hanno un comune
denominatore che si chiama “credere in
qualcosa e metterci l’anima... non vestirla, io ci metto l'anima e il cuore”. In
questi due progetti sono le emozioni ad essere protagoniste. Poesie Metropolitane vede la condivisione di un’idea e di un progetto culturale che ha
preso forma e continuerà a farlo, in meno di un anno grazie all’anima anche di
altre persone: Alessandro Tolino, Mariaconcetta Dragonetto e Paola Capocelli.
Bisogna credere in se stessi e nei propri sogni.
Poesie Metropolitane rispecchia l’esigenza di esprimersi ed
emozionare. Il genere proposto è lontano dal tradizionale genere poetico è
spoglio da convenzioni, vincoli, retorica
e canoni classici della poesia… utilizziamo la pagina facebook per una questione
sociologica più che poetica, avvicinandoci si alle esigenze della nuova
generazione, sul social impazza la tendenza di scrivere anche brevi stati:
romantici, tristi, nostalgici perché le persone hanno voglia di buttare fuori
le loro emozioni e i loro pensieri.
Il social si fonda su una logica: la
condivisione e noi stiamo cercando di seguire questa nuova ondata sociologica,
mantenendo i valori di una volta, la cultura che abbatte ogni barriera e
convinzione ma allo stesso tempo vestendoci di modernità e attualità.
Spesso le emozioni rimangono chiuse in qualche posto della
nostra anima e si preservano per paura di essere giudicati o per stereotipi
sociali, rimangono anonimi perché le persone, in generale hanno paura di se
stesse e di emozionarsi, il nostro scopo è quello di valorizzare e diffondere
la “poesia metropolitana” e le loro emozioni cercando di “rendere viva la
sensazione di poter credere in se stessi e nel valore dei nostri sogni”.
La vicinanza del lettore al nostro progetto non è altro che
la partecipazione e la fruizione dei contenuti attraverso i nostri eventi,
perché è li che “poesie metropolitane” porta la poesia, la recita, la canta la
dipinge e il lettore viene coinvolto in un posto tradizionale: come un
ristorante, un teatro, una semplice passeggiata in una piazza, con un’aggiunta
: la fruizione di qualcosa di innovativo: Poesia è sociale emozione è
condivisione.
Poesie
Metropolitane è un'associazione che va un po' controcorrente, propone la poesia
in un'epoca distratta e abbatte la rigidità dell'editoria, soprattutto annienta
quelle a pagamento. In che modo riuscite a farlo?
Il nostro progetto ha lo scopo di valorizzare l’autore
metropolitano., abbattiamo la rigidità editoriale perché il nostro genere è un
genere che non esiste: poesia spoglia da regole stilistiche e vincoli del
tradizionale e portata nel sociale. Pensiamo che chiedere all’autore di pagare
la sua opera sia come dire “Ciao ho letto la tua poesia o il tuo libro anche se
a me non piace te la pubblico ugualmente perché siamo in crisi e abbiamo
bisogno di soldi e te le chiedo a te autore perché mi hai chiesto tu di
pubblicare qualcosa di tuo” nulla di più errato.
Inutile dire che l’editoria non sia in crisi, la crisi
esiste ed è tangibile ma quando si parla di “scrittura” al di la dei corsi e
della cultura verso questo genere, si parla di “emozioni” e l’emozione non può
essere a pagamento, certo è sicuramente lecito richiedere contribuiti per una
gara creativa, ci sono sicuramente dei costi da affrontare e sostenere, ma un
concorso e una gara è una cosa ben diversa da richiedere a chi partecipa soldi
per la realizzazione grafica, del libro, e della copertina. Penso che
bisognerebbe creare valide alternative al mondo editoriale, cercando di ideare
qualcosa di diverso che possa essere a passo con i tempi e allo stesso tempo
mantenere i valori di una volta. Non è facile ma noi ci stiamo provando.
Ci aiuta la follia e un pizzico di presunzione, poi se non
ci riusciamo almeno ci abbiamo provato.
Noi raccogliamo poesie inedite tutti i giorni, creiamo dei Post
personalizzati per i nostri autori che possono condividerli sulla loro bacheca,
creiamo costantemente delle gare creative per valorizzarli e valorizzare il
posto che ci ospita, tentiamo di dare visibilità anche agli altri generi
artistici, provando a creare una simbiosi tra poesia inedita e metropolitana
con altri generi artistici. Siamo solo all’inizio, la strada è lunga ne siamo
consapevoli.
Il grande
esordio: Monologo di un abbandono, perché questo titolo?
Monologo di un abbandono è un romanzo che ho scritto in un
anno Si ispira ad una mia storia passata ad una forte delusione. Il titolo di
questo mio piccolo grande traguardo, tende a sottolineare due punti di vista
completamente diversi al termine di una relazione. Il primo che lascia
qualcuno, e il secondo che vorrebbe ritornare sui suoi passi e non riesce a
fare niente di concreto per cambiare la situazione, probabilmente peggiora
ancora più le cose, cosi che in preda alla sofferenza e alla disperazione,
inizia a scrivere e utilizza la scrittura come medicina naturale per
riappropriarsi del valore di se stessa, una sorta di rivincita. Mentre scrive
si rende conto di aver parlato e scritto da sola ma allo stesso tempo, riesce a
colmare quel vuoto e quella profonda ferita del passato: “Monologo di un
abbandono”: L’amore è un motore sempre acceso…
Quali
tra le stagioni può essere accostata all'anima del tuo libro?
La stagione per questo mio libro si chiama Inverno: mi piace
pensare che il libro che ho scritto sia il prodotto di una caduta su una lastra
di ghiaccio, dalle cadute ci si rialza. Ho provato a mettermi in gioco e a
credere in chi sono. La mia anima era vuota e le mie emozioni ferite ed io sono
guarita attraverso il libro..Poi è arrivata l’estate.
Dalla
poesia al romanzare, quali sono le differenze che hai avvertito sin
dall'approccio della stesura?
Non ho mai scritto un romanzo, l’amore per la scrittura e la
poesia nasce da quando ero piccola, grazie a mio nonno Quirino Mancini
scrittore e Cavaliere del lavoro e mio Zio Lorenzo Barbieri, poeta e scrittore,
grazie alla mia famiglia e a diverse presenze artistiche che sicuramente hanno
influenzato il mio percorso. La scrittura è entrata nella mia vita come
qualcosa di innato e improvviso e rimane per me la mia fedele compagna di vita.
Conosco poco di metrica, retorica e altri vincoli stilistici
legati alla poesia, eppure quando scrivevo e quando scrivo mi sento in un’altra
dimensione solo mia, come in un incantesimo e lo faccio in maniera naturale.
Sono un autodidatta forse o sono una folle….ma io amo scrivere e le parole
scritte sono tutto quello che mi rendono me..è straordinario.
Monologo di un abbandono nasce per mezzo di una raccolta di
poesie, in quel periodo chiamato “Inverno” iniziai a scrivere e scrivere e
scrivere e alla fine avevo scritto in pochi mesi circa 40 poesie. Ma avevo
ancora voglia di scrivere, quindi ho iniziato a raccontare la mia storia,
abbinando ogni poesia che avevo realizzato a qualcosa che sentivo di dover
dire. Per la prima volta ho fatto un lavoro razionale e tecnico sul mio lavoro,
escludendo una poesia a discapito di un’altra, correggendola e analizzando quello
che avevo scritto, cancellandolo, riscrivendolo e niente…Monologo di un
abbandono.
Quali i
tuoi prossimi obiettivi?
L’obiettivo è quello di continuare a sognare. Per quanto
concerne poesie metropolitane a breve uscirà il sito internet e abbiamo diversi
progetti in cantiere con Grandi Case editrici per quanto concerne il mio libro,
sono solo all’inizio e vorrei restare con i piedi per terra ma c’è qualcosa che
mi spinge a credere che bisogna metterci l’anima nelle cose e nei propri sogni.
Ci sto provando
Ringraziandoti
per il tempo che ci hai dedicato e salutandoti, ti chiedo un omaggio per i
lettori del nostro salotto letterario. Cosa ci lasci?
A tutti i lettori di Scritturati PuntoCom credete nei
vostri sogni…sempre
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