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sabato 22 giugno 2013

Wiliam Prada si racconta a "scritturati"




William A. Prada nasce nel 1978 a Pavia, dove attualmente non vive. Nella sua vita è stato molte cose. Correttore, impaginatore, articolista, blogger, recensore, opinionista, intervistatore, redattore per svariate riviste cartacee e non. E adesso scrittore, “La vita non dura un quarto d’ora” è il suo primo “mini romanzo”.














William A. Prada apre il suo cuore e mette insieme un libro toccante il cui genere è di difficile collocazione. A metà strada tra l'epistolario e il racconto, "La vita non dura un quarto d'ora" raccoglie aneddoti, confessioni, piccoli racconti ed emozioni che ruotano attorno alla figura amata del padre dell'autore. Col cuore in mano, Prada dedica al padre scomparso il canto del suo amore, con la consapevolezza che l'essersi temporaneamente “allontanato" del padre coincide con quel viaggio che ciascuno di noi deve affrontare dopo la morte. A quell'uomo tanto amato, Prada invia, come in una missiva intima e delicata, parole sincere e struggenti. Un libro prezioso che ci pone davanti a quel dolore connaturato nella vita di ciascuno, ma per il quale non si è mai abbastanza preparati. 
“Se una persona decide di scrivere a una persona che non c’è più, un motivo ci sarà”. 
Con questa premessa si apre il nuovo libro di William A. Prada, che intende recuperare qualcosa dalle profondità del proprio passato. In fondo, perché le persone vogliono riscattare a tutti i costi certi momenti del passato? La risposta è semplice, ma quanti potrebbero quantificare materialmente queste mancanze? I più preferiscono straziarsi davanti a certi avvenimenti, per dire che tutto parte da qui, da questo presupposto, da queste frasi ad effetto che custodiscono sapientemente anche un piccolo fondo di verità apparente. L’autore, infatti, vuole deliziarvi con questo testo coraggioso, che sta tra la lettera scritta e la confidenza più intima. Nelle pagine che scorrono davanti agli occhi, si aprono spiragli, scenari che trovano le loro fondamenta all’interno di alcuni pensieri volanti, dove tutto è pervaso da un senso di magia, di ricordo, di paura e – perché no? – di amore più profondo. Dopotutto, la vita, per certi versi è come se fosse un camposanto di sentimenti e di emozioni che ruotano attorno a un infinito numero di parole da dire e da dirsi dopo la morte di chi rimane e di chi se ne va. Ma chi muore? Chi se ne va, anzi, chi rimane? Mentre tutto scorre così, fino all’immancabile finale a sorpresa. Un consiglio? Abbandonate ogni piccola teoria e ogni banale presupposto, e lasciatevi trasportare da questa piccola fiaba senza tempo.



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