a cura di Vincenzo Monfregola
Gino Centofante, un giovanissimo della letteratura contemporanea che
dimostra carattere e stile di una forte personalità. Diverse le collaborazioni
con blog, portali web attuali che raccontano di opere contemporanee, recensisce
ed intervista chi di parole sogna. Ma Gino Centofante, quello autore, quel poeta
dai versi per niente scontati, chi è e soprattutto cosa pensa?
L’abbiamo incontrato per svelarvene i colori.
Ciao Gino, “scritturati” oggi ha il piacere di raccontarti ai suoi lettori, nasci nel 1992 a Pontecorvo e vivi nei quartieri del Frusinate, cosa raccontano le tue origini, cosa ti lasciano e cosa ti hanno portato a vedere di questa vita?
Ringrazio innanzitutto tutta la Redazione di “scritturati” per avermi
offerto la possibilità di presentarmi, e
quindi di parlarvi un po’ di me.
Di solito quando mi rivolgo presentandomi nessuno sa mai dove sia
precisamente la zona di Frosinone e provincia, sembra che sia una zona oscurata
dall’ombra, transitoria, una nuvola di fumo in cui entri, ma che poi si dissolve
presto nelle menti delle persone.
Le mie origini sono fondamentali, sono parte della mia identità, sono
la mia vita quotidiana, mi hanno portato sicuramente a prendere la vita con
assoluta sincerità, con un po’ di stupore, con la bellezza e la consapevolezza
che nelle cose apparentemente piccole e poche significative si nascondono
sensatezze inesplorate, profonde, che smuovono l’anima. Grazie ad una
dimensione a misura d’uomo ho imparato a cogliere e a apprezzare le cose più
semplici, genuine, a non stancarmi di sorprendermi.
Leggendo la tua biografia sono rimasto colpito da un dettaglio che
magari a molti può passare inosservato, ma anch’io come te ho frequentato
l’Istituto Tecnico Industriale, come approdi nella letteratura, o meglio come
hai congiunto la passione per lo scrivere avendo scelto un istituto Tecnico?
Sì, questo è un dettaglio non poco significativo, dietro la scelta di
frequentare un istituto Tecnico c’è stato precedentemente un percorso molto
travagliato, non poco sofferto, di valutazione, ma allo stesso tempo di
smarrimento dato dall’incertezza, e soprattutto dall’età. La letteratura, e
quindi i libri hanno sempre fatto parte della mia vita, seppur con diverse
rilevanze. Diciamo che alcune amicizie, ma anche l’insegnamento di alcuni
docenti mi hanno smosso e confermato questo amore innato verso le parole, la
loro forma, la loro musicalità, la loro carica evocativa.
A mio avviso porti a quanti si avvicinano ai tuoi scritti innanzitutto la persona, riesci ad apparire
di forte individualità, per niente scontato e poco dedito alle polemiche
polpettose, sei diretto e non usi mezze misure. Cosa devono aspettarsi i
lettori leggendo uno dei tuoi libri.
Lusingato di questa presentazione. I miei lettori cosa devono
aspettarsi? Bella domanda. Sicuramente una forte carica emotiva, emozionale, un
girovagare attraverso le domande che ogni individuo almeno una volta nella vita
si pone. Un linguaggio semplice, accessibile a tutti, ma non per questo banale,
o poco sorvegliato. Infine spero di suscitare ulteriori domande che prendono
vita dal testo, e di sorprendersi come sono stato più volte io stesso sorpreso
scrivendolo.
Di cosa respirano i tuoi versi, e soprattutto quanto raccontano lo
fanno in modo velato o diretto?
I miei versi respirano di mancanze, quelle mancanze che tutti i giorni
cerchiamo di sopperire, vuoi con l’amore, vuoi con un’amicizia, vuoi con un
proprio interesse personale. Sicuramente mi esprimo in maniera velata, e spesso
lontanamente autobiografica proprio per cercare altro da me, per indagare, per
creare appigli, funi, àncore con i miei lettori.
Svariate le tue pubblicazioni, cosa ti hanno portato, come e quando
sono nate, ammesso che ci sia un aneddoto per ognuna esse.
Non ci sono aneddoti precisi per ognuna di
essere, mi piace pensare alla mie pubblicazioni come dei punti di somma
felicità, dei piccoli traguardi che sono riusciti ad alzarsi con le proprie
gambe e crearsi un loro percorso, una loro strada, una loro identità.
Ogni pubblicazione non è mai la stessa, e non
è mai scontata. Ogni volta è un sussurro, è un tassello che si aggiunge nei
milioni di pensieri e progetti che navigano nel mondo degli artisti.
Tre colori, scegli tre dei colori che ti descrivono meglio e spiegaci
il perché della scelta.
Sicuramente il verde scuro per la forte carica di rinnovamento, di
rinascita, di un percorso costante.
Il Bianco per la sua espressione di limpidezza, di inizio, di verità.
Il Bordeaux per la sua intensità, per il suo calore, per la sobrietà
che mai bisogna perdere.
Cosa pensi dei “distratti”, credi ce ne siano in questo spazio di
tempo?
Credo che anche se in piccola parte ognuno di noi è un po’ un
“distratto”, troppo spesso non diamo il giusto peso a delle determinate
situazioni, o magari ignoriamo completamente certi comportamenti. Penso che
bisogna tendere ad un grado di riflessività maggiore, verso innanzitutto noi
stessi, e poi verso ciò che ci circonda. Dando una maggiore importanza, e dando
il giusto peso ad ogni cosa credo che si possa in modo più che sereno
raggiungere una maggiore armonia col mondo. Ed oggi ne abbiamo veramente
bisogno!
“La guerra degli amori distanti” la tua ultima pubblicazione che ti
vede uno degli autori protagonisti del Gruppo David and Matthaus, perché questo
titolo?
Questo titolo soprattutto per evidenziare quanto nei rapporti moderni
manchi un legame solido, vero, viscerale, oggi sempre più si tende alla
banalizzazione, al mercimonio dei sentimenti, alla degradazione della
spontaneità. “La guerra degli amori distanti” per riflettere su quanto troppo
spesso ci crediamo parte di altri, ma poi in realtà ci accorgiamo che siamo
solo parte di noi stessi, e solo di noi ci possiamo fidare. Il legame con
l’altro è solo un filo che nel tempo si logora, viene sporcato, è tendente a
spezzarsi.
Di cosa urla questa silloge?
Preferisco non dire molto della mia silloge. Come detto nella domanda
precedente si parla soprattutto di legami, di relazioni, di rapporti che sono
più o meno limpidi. Si indaga nelle vita, nel suo velarsi, e nel suo
disvelarsi. Una silloge per indagare il mondo, per squarciare le false identità
del creato, o almeno per provarci.
Appuntamenti con i lettori in programma?
Ci sono svariati incontri che sono stati fissati, al momento però non
posso indicarvi delle date precise, in quanto sono ancora da stabilire.
Sicuramente varie presentazioni nel territorio del Frusinate, più
comunque un impegno costante nel web che mi vede impegnato nella scrittura di
recensioni/interviste, e nella promozione di autori emergenti e non.
Gino siamo arrivati al termine di questo incontro, è stato un piacere
averti nostro ospite e i miei saluti sono accompagnati
dall’augurio di percorrere sempre e comunque in salita quel sentiero chiamato “vita” che regala le
emozioni più belle, quelle nascoste, ad ognuno di noi; come forse tu sai
chiediamo un omaggio per i nostri lettori all’autore ospite, tu cosa ci regali?
Regalo con tutto il cuore questo augurio a tutti i lettori e allo staff
di “scritturati”:
Ti auguro il tempo per un sorriso,
il tempo per te,
per i tuoi capricci,
per i tuoi problemi,
per i giorni di oggi,
e per quelli di domani.
Ti auguro il tempo per la calma,
per non restare delusa,
per non restare deluso,
per stupirti,
per convincerti,
per il calore che oggi è qui
e domani è.
Ti auguro il tempo per la speranza,
per la gioia,
per essere te stessa,
per essere te stesso,
per vincere le tue battaglie,
per assaporare la vittoria
di ora e sempre.
Ti auguro il tempo del perdono,
per avere tempo per te,
per la vita,
per i tuoi cari,
con forza e intensità,
come se fosse l’ultimo dei giorni possibili.
Gino Centofante - all
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