BookTrailer del mese

domenica 11 maggio 2014

ALLIE WALKER è l'autrice che si classifica al QUARTO POSTO della Gara di Lettere d'amore

Amore,
questa lettera è per te. Solo per te e per nessun altro. Chiunque altro la leggerà probabilmente non capirà. La lascio qui, nella speranza che un giorno la troverai e queste parole spiegheranno il mio silenzio.
Ti amo, come solo un poeta saprebbe descrivere, e il mio stesso amore nessuno potrà mai comprendere. Eppure mi siedo qui a cercare di scrivere la prossima riga, sapendo che nessuna parola potrebbe mai narrare quello che provo, sapendo che sono solo un altro poeta perduto, in amore, sola e sempre non compresa, nemmeno ricambiata. 
E ti amo ancora, sapendo che i tuoi occhi forse non leggeranno mai le parole che sto scrivendo.
E’ fragile questo amore, scritto sulle cicatrici della mia stessa pelle. Raccontano una storia, la mia. La pelle è senza macchie, nascondo bene le cicatrici ma le sento. Sepolte nei miei segreti attecchiscono facendo fiorire le incertezze. Gli errori sono difficili da dimenticare, sono incisi nella memoria, nel cervello, erano incisi nella carne. Le cicatrici che hanno dipinto il mio incarnato ora sono scomparse, non si vedono più come un tempo, ma i ricordi sono più della stessa pelle.
Corro dietro alla memoria, rifletto. Senza i ricordi non mi saprei riconoscere. E ingoio le parole non dette, stringo a pugno le mani affondando le unghie nei palmi… il dolore è molto meglio del nulla in cui mi nascondo.
E penso a te, si proprio a te. Al tuo modo di incedere, alla tua risata e mi mordo le labbra di ciliegia, non posso nascondere la mia voglia. Sono sola e non sei accanto a me, nudo come vorrei che fossi. Sento il mio tocco, le mie sole mani che giacciono lì, tra le cosce. Solitaria e fremente ascolto la mia nenia. 
Intrecciata nella notte guardo la flebile luce che arriva da fuori. Una luce che cade sulla pelle, su sentieri nascosti di un dono notturno: un sogno, dove il tuo spirito mi aspetta, per condividere un amor supremo, quello che solo nei sogni si incontra, al di la della portata dei mortali regni. 
Riporto con me, dal sogno, un dolore perpetuo che si intensifica ad ogni parola che scrivo per te. Si gonfia come un’onda di oceano, lentamente si slancia, sotto il silenzio del mio pianto d’inchiostro, si consuma nella realtà di ogni parola che non ho mai detto.
Ho nuotato per oceani, nel sonno, fluttuato fra le stelle ti ho raggiunto e trovato il silenzio e, poi, un sorriso si è rivolto alla tristezza. Strato dopo strato si è dissolta, l’ho guardata cadere in un mare piatto. Raccolta come nel ventre di una mamma ho ritrovato il mio esistere. Ho raggiunto ricordi, ho scavato nella sabbia, ho pianto lacrime di sangue, ma ho drenato i pensieri per un futuro migliore e nella volontà di continuare ad esistere ho raggiunto una luce. La luce del mattino, brillante e assolata, calda e viva.
Dietro ogni ombra c’è la luce e l’esperienza insegna: il sole sorge ogni giorno e la vita continua, anche se nulla veramente cambia. Luoghi comuni, ben impressi nella mente di chiunque. 
Vivo confrontando e accarezzando le mie cicatrici, alla frenetica ricerca dell’altro, di te. Non dimenticherò il passato né te lo farò vedere ancora, e questo amore vivrà con me, nascosto qui, tra i cassetti della memoria. Nessuno mi sentirà sfogliare le pagine imbrattate d’inchiostro.
I giorni si susseguono, inesorabili. Come il giorno segue la notte e la notte segue il giorno, in un moto perpetuo in cui tutto scorre. Parlo nel silenzio di velluto della notte, lacerante la sua pace, nessun suono del mio cuore inascoltato. Questa la nuda verità e non importa. Non importa se nessuno sente, se nessun altro essere può testimoniare le mie parole. L’unica cosa che m’importa sono i miei pensieri, il mio scrivere di te, dell’amore, del mio parlarti anche se tu non senti e non leggi.
E mi rendo conto che per amare non sono necessari colori e pennelli come per dipingere. Tutto quello che serve sono mani e labbra e sussurri e sospiri e parole… parole che mai udirai. 
Mi fai paura. Sento di essere una flebile scintilla nel buio, nata dalla luce dell’amore e del fuoco portato sulle ali di un gabbiano, annaffiata dalle onde del mare e guidata dalla brillantezza del sole. Mi fai paura, perché hai raggiunto la turbolenza del mio cuore, che vibra forte e infiamma il mio viso.
Non sono abituata all’amore, è una terra straniera, cammino con passo incerto, inciampo e cado spesso. 
Perché le tue braccia si protendono ad abbracciarmi e sento come se mi strangolassi? Perché sto cercando di amare ciò che sfugge ai miei baci?
Lasciami esistere nel mio silenzio, nella solitudine della mia notte, con le stelle impresse nel cielo scuro, nelle mani del tempo, che segue ogni tonfo del cuore. Per favore, ti prego, lasciami nella mia ignoranza, nel mio dolore. Preferisco sentire il dolore, piuttosto che il nulla. Perché è questo che avrò, come sempre, ogni volta.
L’amore non mi ama, l’amore non mi vuole, l’amore mi sfugge e io ti amo ancora. 
I legami del passato possono causare un sacco di confusione nel presente, così grande che è sempre sul filo di “ora”, dell’istante che vivo. Il passato, mi ricorda ogni volta che sto imparando dalle mie esperienze, anche se la mente e miei pensieri spesso rasentano la follia.
Tutti i grandi fuochi si lasciano dietro fluttuanti nuvole color cenere, che rimangono a lungo anche dopo che l’incendio è stato domato. Allo stesso modo, ci sono persone, nella nostra vita, le cui assenze lasciano alle spalle nubi oscure, che incombono sul resto dei nostri giorni. E non è la tristezza che restituisce quei giorni, ma la grandezza della loro memoria, che esige essere ricordata. 
Non mi aspetto niente. Non ho intenzione di fare altro, lascio che la vita mi scorra attraverso, non voglio nemmeno chiedere cosa mi porterà il domani, perché quando verrà domani sarà la stessa identica cosa: il mio amore lo porterò con me. E se oggi scrivo, scrivo per sentire, per sentirmi viva. 
Come vorrei che fossi qui ad allungare la tua mano e riempire i miei spazi tra le dita, dove mi piacerebbe averti e nel cuore dove già sei. Come vorrei che respirassi sulla mia pelle e non ti portassi dietro i tuoi artigli affilati.
Invece resto qui, da sola, a rincorrere i ricordi e a scrivere parole.
Parole che forse mai leggerai. Sono tante, custodite in un cassetto, la chiave ben nascosta. Un tesoro da custodire, prezioso e fragile.
Parole come foglie d’autunno, leggere e in balia del vento. Parole come il sole d’estate, calde e brillanti. Parole come fiori di mandorlo in primavera, delicate, dalle tinte pastello. Parole come il gelido inverno, fredde e dure. Parole che ho dipinto e le tengo per me.
Parole. Ho soltanto parole adesso e il profumo inebriante e fiero della mia solitudine.
Oggi mi chiedo: che cosa è rimasto dopo che ci siamo fermati a parlare? Che cosa è rimasto dopo che mi hai guardato e urlato il tuo potere? Hai graffiato la mia superficie, l’hai disegnata con il sangue, hai trapassato la mia pelle come lama affilata: le tue parole sconce e le tue mani forti. Ho provato a perdonarti ma la mia pelle non l’ha ancora fatto e mi suggerisce sempre che è troppo tardi.
E’ una lotta continua tra pelle e cuore.
Le tue lacrime, quelle che hai versato per impietosirmi, bruciano dentro il mio cuore ma non possono cambiare lo stato delle cose. Pur amandoti e desiderando di averti al mio fianco, nei sogni e nella realtà, devo tenerti lontano. Ancora devo tenerti lontano!
Forse riuscirò a far dissolvere la tua immagine di demonio dai miei occhi, il dolore delle ginocchia rotte e dei tagli ai polsi svanirà. Si guarisce sempre dalle ferite che si vedono. Non sempre nel modo giusto, ma si guarisce. Basta lasciar scorrere il tempo e la memoria.
E le cicatrici? Sono autografi di esperienze, calendari con le date segnate per la memoria, ferite saldate dal tempo, linee bianche che disegnano una mappa. Sono narratrici coraggiose, storie del mio passato, post-it a forma di cuore spezzato. Sono i miei segreti terribili, la mappatura dell’anima, le lezioni apprese. Mi rafforzano. Sciocche e timorose, a volte, ma inflessibili. Segnano una vittoria, non una sconfitta. Sono la mia salvezza perché le indosso fiera.

Stanno sbiadendo adesso. Parlarne mi aiuta.

AUTRICE ALLIE WALKER


"Questo è la storia di un’invadenza. Di una molestia. Di un amore malato. Della negazione dell’amore. Colei che scrive, sembra volersi liberare da milioni di demoni, di sofferenze, di immagini, di segni evidenti. Sembra volersi sfogare: I giorni si susseguono, inesorabili. Come il giorno segue la notte e la notte segue il giorno, in un moto perpetuo in cui tutto scorre. Parlo nel silenzio di velluto della notte, lacerante la sua pace, nessun suono del mio cuore inascoltato. Questa la nuda verità e non importa. Non importa se nessuno sente, se nessun altro essere può testimoniare le mie parole. L’unica cosa che m’importa sono i miei pensieri, il mio scrivere di te, dell’amore, del mio parlarti anche se tu non senti e non leggi”.

E ancora, non importa se lui starà li a leggere queste parole, starà lì ad ascoltare, l’importante è far fuoriuscire quel magma covato dentro un vulcano (interiore), afflitto dalla brutalità di mani pesanti, e di amore acerbo.
Dietro questo amore/dipendenza si arriverà anche alla stessa negazione di sé: “Lasciami esistere nel mio silenzio, nella solitudine della mia notte, con le stelle impresse nel cielo scuro, nelle mani del tempo, che segue ogni tonfo del cuore. Per favore, ti prego, lasciami nella mia ignoranza, nel mio dolore. Preferisco sentire il dolore, piuttosto che il nulla. Perché è questo che avrò, come sempre, ogni volta”.

Per poi arrivare dietro un percorso di analisi interiore, e di distaccato ritorno alla realtà, ad appropriarsi di quel sé, del vero sé, e non del suo fingitore.
Rastrellando dietro la natura il colore delle stagioni tutto arriverà ad essere consapevolezza, quella che almeno scriverne è un primo passo per starne lontani. Per incominciare a volersi bene, senza fraintendimenti.

per la Commissione
Gino Centofante


Nessun commento:

Posta un commento