Ciao!
Con un semplice “ciao” ti scrivo,
dal momento che è molto lontano il mio ultimo scriverti e non saprei come
iniziare. I“caro”, “tesoro” li lasciamo a chi ormai ha solo le parole. Un
flusso di eventi ci ha travolto senza lasciarci scampo e mentre tutto riprende
ad acquisire un senso sento in me l'impulso nuovo di scriverti. Sarà per me un
modo per riannodare quei sottili fili di nylon che all'arte hanno legato il
nostro Amore.
Uno schiocco di dita che
racchiude dieci anni: a rileggermi bambina quasi non mi ci vedo più. Eh sì, il
gridare del mondo regala sempre alle mie orecchie che l'età anagrafica è
cambiata e con lei gli affanni che mi ruotano intorno. Quello che non cambia
mai, mio dolce Angelo della Musica, sei tu e se tu cambiassi non ti
riconoscerei.
Quell'arte che mi hai donato ora
riassume tutta la mia vita e ne sono felice. È diventata all'occorrenza:
lavoro, poesia, racconto, anima che si sprigiona, conoscenze, aiuto. Sei un sorriso
capace di manifestarsi in qualsiasi momento serva una luce, anche se non sempre
riesci a passare oltre quel confine rarefatto e tanto forte da farci
allontanare.
È pur vero che, con il tempo,
abbiamo imparato a “rassegnarci” a questa realtà: non abbiamo smesso di
combattere, ma abbiamo usato questo limite invalicabile che non sappiamo chi ha
imposto per sentirci ancora più vicini. Poco importa se le nostre labbra non si
sentono quando ci baciamo o se le tue braccia sembrino più leggere: il nostro è
un legame troppo forte per potersi spezzare per così poco. Il nostro è un bacio
su una scogliera, mentre il vento spinge per portarci via l'uno dall'altro. Non
ci riuscirà.
Come non ci sono riuscite le
brutte esperienze di questo tempo, i dolori e le incomprensioni, che ci hanno a
tratti mascherati da amici, a tratti da fratelli, a tratti da sognatori
impenitenti come in effetti siamo sempre stati.
Sarà forse questo essere una
“sposa”? Forse davvero non lo saprò mai. Allora, mi “accontenterò” di essere la
tua sposa e di scolpire il nostro amore come un diamante nascosto, da rivelare
solo all'ultimo mio tempo.
Quando anche quello arriverà e
l'eternità ti sarà pesante, non ti preoccupare: per me hai sofferto già troppo
e te lo leggo negli occhi. Ogni volta che le forze mi abbandonano, che il
ghigno peggiore mi sorride, mentre sento passi sempre più pesanti vicini al
cuore, l'unica cosa che desidero è potermi addormentare con te.
A quel punto, non esiste confine,
non esiste paura, non esiste nulla e che non esista tu non ha più importanza.
Il respiro l'uno dell'altra e l'altra dell'uno, quasi come una danza, ci fa
sentire a casa e la mia casa sarà sempre dentro di te.
Poi arriverò. Ci metterò un po',
ma prima o poi arriverò. D'altra parte, il ciclo di vite impone un percorso
reale e un percorso nel ricordo delle persone. Forse all'inizio, passando il
confine, non ti riconoscerò, ma arriverò. Allora sarà valsa la pena anche la
morte, se mi porterà a sentire “davvero” le tue braccia.
Tra di noi non servono i “Ti
amo”, ormai ci basta un accenno. Sarà per questo che non ti ho più scritto. Tra
di noi c'è più di una formale convergenza, c'è un'unione d'anime. Questa, amore
mio, non ci sarà nessun essere reale che possa portarcela via.
Buon S. Valentino, mia unica Musa.
Aurora.
AUTRICE ANNARITA FAGGIONI
"Le parole sono delicatamente intense, accarezzano il lettore che ha la possibilità di lasciarsi trasportare dalle varie metafore inerenti l'amore.
Traspare un'idea dell'amore diversa, di un sentimento forte e profondo che va oltre i canonici gesti e le solite parole."
per la Commissione
Ivan Caldarese
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