“Dolce” amore mio,
scrivere una lettera
nel 2014 è un po’ come camminare sulla sabbia indossando le scarpe, ma, dentro
di me, ho avvertito la necessità di compiere questo gesto anomalo.
Ero sola in casa, circondata dal buio e dal silenzio della sera,
intenta a leggere un romanzo. Su quelle pagine ho trovato il tuo volto, tra
quelle righe ho letto il tuo nome. Ho respirato profondamente, lasciando che
l’aria fresca mi attraversasse il corpo e ho chiuso gli occhi. Quando li ho
riaperti, dopo minuti? ore? secondi? ho chiuso il libro, ho afferrato un foglio
e una penna e ho scritto queste parole.
Nonostante possa sembrare una donna estroversa, nella parte più
profonda del mio io regna la timidezza. Non riuscirei mai a specchiarmi nei
tuoi penetranti occhi verdi e a parlarti liberamente di quello che sento e che
provo.
Ho deciso di scriverti pensando a un grande poeta latino che ammiro:
Ovidio. Egli, nelle sue “Heroides”, riesce a esprimere, attraverso il magico
potere delle parole, le fatidiche” questioni di cuore” che si stabiliscono tra
grandi personaggi.
Di quale questione si parlerà in questa lettera? Ti starai
chiedendo. Ecco, la questione è, te lo dico francamente senza giri di parole:
ti amo ancora come il primo giorno. Risento nelle orecchie il rumore del mare,
sulle guance avverto il tiepido sole primaverile, mentre il mio corpo si tende,
fremendo, al ricordo dei nostri baci appassionati. Se qualcuno mi avesse
chiesto quale fosse il segreto per essere felici, io, senza alcuna esitazione,
avrei fatto il tuo nome. Tu che fra tante, quel giorno di primavera, scegliesti
me con le mie manie e i miei tanti sogni. Tutto finito, sbriciolato come un
biscotto calpestato.
La vita, a volte, è così strana. La sera ti addormenti con la
convinzione di costituire il “tutto” di una persona e poi, la mattina seguente,
ti svegli e prendi coscienza che tu quel “tutto”, probabilmente, non lo sei mai
stata e che sei e sarai per sempre, finché morte non vi separi, il suo
“niente”.
Ho cercato di rialzarmi, di fingere che tutto andasse bene, ma,
purtroppo, sono una pessima attrice, risulto poco credibile davanti a me
stessa, figurarsi davanti alla gente! Quella stessa gente che ci ha portato, inesorabilmente, a
perderci, che ci ha allontanati sbattendoci in faccia la nuda e cruda realtà,
senza usare i sentimenti come filtri.
Ho ripreso a condurre una vita “normale” (si dice così?), affermando di
non voler sapere più niente di te, ma desiderando un tuo ritorno. Tu con in
mano un grande bouquet di rose rosse, custodi di mille promesse.
Ora sei lontano, non so con chi sei, che cosa fai, se mi pensi, o se il
mio nome rievoca in te dolci memorie… non lo so e, sinceramente, non voglio
saperlo.
A fare l’amore si è sempre in due e, chissà se a soffrire si è sempre
in due…
Affermare che “mi manchi” è riduttivo, ma voglio che tu sappia che
senza te sono come un libro privato della sua copertina. Sono incompleta, nuda,
senza alcuna forma di protezione.
La mia forza di volontà è la mia fedele compagna.
Passerai, come passa l’inverno, ma proprio come l’inverno, un giorno
tornerai (sì, perché io sono certa che tornerai), ma ti prometto che io, quel
giorno, indosserò il cappotto più caldo che ho nell’armadio per difendermi dal freddo che porti con te.
Ti sorriderò con un ghigno beffardo e mi
volterò lasciando, dietro di me, la scia del profumo che tanto adoravi.
Tuttavia, tu, angelo dell’inferno, queste parole non le leggerai mai.
Mi alzo dalla scrivania,
accartoccio i fogli e li butto via, mentre le lacrime riprendono a sgorgare dai
miei occhi.
AUTRICE SILVIA DEVITOFRANCESCO
"Eccomi qui di fronte ad una grande lettera dove nascoste tra le sue parole si sono raccolte le mie emozioni così forti da segnarmi il viso di gocce saline, perché tra quelle righe ti assale qualcosa di strano, di immenso, che ti travolge facendoti capire cos'è l'amore, la gioia, cosa sia la finzione e quanto le carezze dell'odio scolpiscono l'anima."
per la Commissione
Ivan Caldarese
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