“Caro amore di un amore fortemente
voluto”
Caro Amore di un amore fortemente voluto,
ti scrivo
solo adesso perché l'inchiostro è finalmente sincero. Così come lo è la mia
mano che disegna su questo foglio simboli universali per l'eterno, intellegibile,
concetto di ogni unione. Lo so, bisogna
essere almeno in due affinché un'unione possa considerarsi tale ed io, in
effetti, dentro quella nostra unione, non
c'ero. Non c'ero mai stato. Ora, questo, lo so anch'io.
C'eri
solo tu e la mia idea riguardo l'amore e l'amare. Ed era a questa idea che
giustificavo il mio sentimento per
te. Tu eri la donna che io avevo messo
sopra un piedistallo dorato per adorare e venerare. E il cielo solo sa quanto
ti adoravo! Bella più di tutto ciò che i miei occhi avevano guardato e luminosa
di luce propria come ogni miracolosa alba dopo notti anche le più oscure.
Sempre
attento ad ogni tuo presunto bisogno e proteso tenacemente a darti ciò che
pensavo fosse un tuo desiderio. Orgoglioso di anticiparlo. Eri splendida sopra
quel piedistallo, così alto da risultarmi però irraggiungibile. Ti ho innalzata
e non ti ho più raggiunto.
Non te
l'ho mai permesso, io, nel mio egoistico sogno di vivere un amore da manuale
come assoluto protagonista! Ho nutrito il mio amore per te e ho essiccato il
tuo per me. Inaridito da me stesso, dalla mia assenza, sul nascere. Dalla mia mancanza d’amore in me
e per me.
Non te
l'ho mai permesso ma non sono nemmeno riuscito a tacitare i lamenti delle mie
aspettative, per forza di cose deluse.
Ogni
mille attenzioni che riuscivo a elargirti c'era sempre quella di troppo che mi
aspettavo in cambio, non consapevole che nel ruolo principale che mi ero
ritagliato non avevo scritto la partitura dei miei desideri e dei miei sogni da
poterti fare leggere.
Di te io
sapevo perché non ti sei mai nascosta dal tuo essere donna con me. Mi parlavi,
mi dicevi e condividevi i tuoi sogni, le tue paure e le tue speranze. Condividevi
la tua pelle sperando di vestirla davvero con la mia.
Con te io
invece non l’ho mai fatto. Frustrando il tuo volermi dimostrare il tuo amore.
Posso
ancora immaginarmi i tuoi sorrisi e quelle buffe espressioni di quando ti
sorprendevo anticipandoti quasi i tuoi desideri e non mi accorgevo invece di
quelle nuvole nei tuoi occhi scuri quando, di contro, tu trovavi muri
invalicabili ogni volta che cercavi di raggiungermi per abbracciare e lenire le
mie debolezze.
Debolezze
che io stesso rifiutavo di ammettere vestendomi di un ruolo e di una storia presa
in prestito dai sogni di mille altri autori dell’amore scritto e raccontato.
Per non
essere stato me stesso ora non sono più nemmeno tuo. Che strano personaggio di
facciata devo esserti sembrato, col tuo senno di poi!
Ora non
sono più di nessuno.
Io ora
esisto solamente in quel passato di rimpianti mentre tu ora esisti con un uomo
che sa esserci. Un uomo che non ho saputo essere io.
E’ dunque
arrivato il momento di provare ad essere di me stesso, accettandomi,
perdonandomi e trovando finalmente in me l’amore che non abbia più nemmeno
bisogno di gesti e ritualità per affermarsi. Perché l’amore può solo Essere e
manifestarsi libero in ogni istante che esiste, e cioè unicamente nel presente.
Quando
avrò trovato amore in me potrò finalmente donarlo e non limitarmi a recitarlo
sperando che qualcun altro ne avesse da darmi per colmarmi. Non funziona così.
E’ questo il malinteso che ti ha allontanato da me. A buona ragione.
Ero
fondamentalmente innamorato dell’idea di amarti più che essere innamorato di
te. E’ questo l’equivoco devastante che ho pagato.
Amore mio
di un amore fortemente voluto, molti anni sono passati da quei presenti che sto
ancora trascinandomi come un’ombra solida e probabilmente io sarò diventato per
te una piccola vecchia storia di un tuo passato che nulla può avere da dare per
continuare ad affacciarsi nei tuoi oggi. Un aneddoto nemmeno troppo piacevole.
E questa
lettera che ti sto scrivendo, dentro una notte del mio crepuscolo di vita, non
arriverà mai a te, ovunque tu sia.
Ma in
questa notte sento che meriti non scuse, perché quelle le devo a me stesso,
bensì un sincero ringraziamento. Un
ringraziamento per ciò che oggi, ancora una volta, sei riuscita a donarmi. La
Maestria che sei stata nella mia esistenza. E non è mai troppo tardi per
riconoscerla e accoglierla. Non è mai troppo tardi nemmeno se giunge oggi,
negli ultimi anni della mia vita non vissuta.
Ora che
sono nudo davanti a me posso donarti tutta la mia ricchezza essenziale non
curandomi di un ritorno che da parte tua, materialmente, non potrà più esserci.
E ti amo,
molto più di quei lontani giorni incompresi. Ti amo perché finalmente ho
trovato in me quell’amore che a lungo tu avevi cercato. L’amore e
l’accettazione di me stesso. E sapendomi, in te ritrovo finalmente quello
specchio a mostrarmi nella mia interezza ora percepita.
Grazie,
amore mio. Grazie di avermi saputo incontrare in questa mia vita.
Le nostre
anime, che non hanno gabbie di tempo e di spazio, ora stanno già danzando il
ritmo della vita. Il ritmo eterno di ogni presente che non muore mai.
Con
incondizionato amore
Tuo,
anzi, Mio.
AUTORE OLIVIERO ANGELO FUINA
"Lettera finemente psicologica, un'autoanalisi
serrata che non dà scampo, lo scrittore
si rende consapevole di aver inseguito più l’ideale dell’amore che l’amore stesso, per cui non si è preso la giusta cura
dell’oggetto dei suoi pur vivi sentimenti.
Lettera che rivela una sensibilità
profonda e una consapevolezza filosofica di quel che significa mettere al primo
posto l’ideale piuttosto che il reale."
per la Commissione
Giovanna Albi
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